“L’ozonoterapia è un trattamento adiuvante, non si sostituisce a niente ma offre una spinta all’organismo per una migliore guarigione. Si affianca molto bene alle terapie impiegati al covid19“. Così il docente in Tecnica farmaceutica, Galenica e Neogalenica dell’università di Siena Valter Travagli che da 15 anni si occupa di ozonoterapia facendo parte anche del board scientifico di alcune organizzazioni italiane e anche di un’organizzazione mondiale. “E’un’ulteriore arma contro la patologia”. Travagli ha poi commentato proprio la scelta dell’ospedale di Udine di sperimentare questa cura. “La loro intuizione è stata quella di provare, secondo la loro coscienza e responsabilità, su soggetti in sub-intensiva la somministrazione di ozono- afferma-. Su 36 pazienti 35 sono stati dimessi“.Ma come funziona l’ozonoterapia sui pazienti covid-19?Per le superifici “è’ un disinfettante per cui ha un’azione antibatterica e antivirale. L’ozono lo adopero nell’abbattimento di tutti gli agenti patogeni tra cui anche il coronavirus”, dice Travagli che precisa però che la modalità in cui viene dato ai pazienti è diversa e viene fatta tramite “una miscela di ossigeno e ozono in quantità ben definite. Queste sostanze trattano un equivalente volume di sangue che reagisce con l’ozono e in seguito, venendo a contatto, con l’organismo mette in moto un feedback immuno-regolatorio che ne giustifica l’impiego contro il covid-19“, L’utilizzo dell’ozono però viene fatto anche per ulteriori malattie, ci spiega Travagli. “Viene usato prevalentemente per le disfunzioni cardiovascolari – chiarisce -, in tutti gli aspetti in cui abbiamo impatti ossidativi sul corpo umano. L’ozono dà uno stress ossidativo mirato che ristabilisce un campanello di allarme: rimodula gli aspetti cellulari dell’organismo stesso per reagire a un problema cui l’organismo si era biologicamente adattato”. Ma l’applicazione può essere fatta anche in altri campi. ” Ci sono anche utilizzi definiti loco-regionali- prosegue-. La miscela gassosa può essere insufflata in specifici punti che sono infiammati“. Un ultimo aspetto riguarda la somministrazione dei derivati dell’ozono – nel fare ciò Travagli ha ricordato la figura del professore Velio Bocci, professore di fisiologia emerito dell’ateneo senese, recentemente scomparso-. “Esistono gli oli ozonizzati – conclude-. Gli oli tradizionali con determinate modalità di trattamento possono essere applicati ad un livello dermatologico ed hanno proprietà cauterizzanti e cicatrizzanti”.
Marco Crimi
Gennaro Groppa