“Rivolgendomi agli Onorandi delle altre consorelle e alle autorità cittadine, faccio presente che l’Aquila ha bisogno di maggiori spazi tanto per le esigenze abitative, che per quelle della socialità contradaiola: i nostri obiettivi rimangono il Monna Agnese ed il Palazzo del Capitano. Fa tristezza vedere che quest’ultimo palazzo è rimasto inutilizzato per tanti anni[…] l’Aquila è fortemente impegnata per dare una nuova vita a quell’antico edificio”. Parole del priore della contrada dell’Aquila Francesco Squillace dette durante la conferenza stampa per l’apposizione della pietra in memoria dell’assassinio di Niccolò Borghesi. La proposta dell’Onorando ha subito trovato l’appoggio dell’amministrazione comunale. “Mi farò portatrice di questa iniziativa – ha detto l’assessore Francesca Appolloni-. Alcune strutture come Palazzo del Capitano devono tornare agli antichi fasti, questa può essere un’opportunità” .
Quello di Borghesi, lo ricordiamo,fu un omicidio efferato che si sarebbe rivelato decisivo per la supremazia all’interno della città di Siena a cavallo tra XV e XVI secolo. Un fatto di sangue accaduto ai Quattro Cantoni, nel territorio della Nobile Contrada dell’Aquila. Fu infatti lì che il 15 luglio del 1500, Niccolò Borghesi, uno dei personaggi illustri della storia di Siena del secondo ‘400, venne accoltellato, insieme alle sue guardie del corpo, da sei sicari mandati dal genero e rivale politico Pandolfo Petrucci. Per secoli a ricordare questo evento tragico c’è stata una piccola pietra marmorea che però è andata perduta col tempo. Grazie al contributo della Contrada e alla collaborazione del Comune di Siena, il maestro del marmo Emilio Frati ha proceduto a riposizionare ai Quattro Cantoni una replica della pietra, dopo che a Palazzo Patrizi era stato illustrato il significato dell’iniziativa, raccontando a un folto pubblico la vicenda di Niccolò Borghesi(link qui).” Un territorio ricco di monumenti e di memoria storica, come quello dell’Aquila – continua Squillace- recupera adesso una piccola ma significativa testimonianza del suo grande passato”.
“Noi siamo qui per ricordare un fatto di cronaca nera che è tornato alla luce grazie all’interesse di una Contrada e alla passione di Emilio Frati – questo il commento dell’assessore parlando del ripristino della pietra – . Quello che è stato fatto stasera deve essere d’esempio anche per le altre Consorelle. L’idea di posizionare alcune pietre per ricordare fatti storici avvenuti a Siena può essere un’iniziativa positiva sia per i cittadini che per i turisti”.
Dopo gli interventi del Priore Francesco Squillace e del membro della giunta comunale, il vicario Gabriele Fattorini, docente di storia dell’arte all’università di Messina, e Giovanni Mazzini, professore di Storia del Palio e delle Contrade di Siena all’ IES Abroad, hanno raccontato ai presenti la storia di Niccolò Borghesi, nell’ambito delle vicissitudini politiche della Siena di fine ‘400. “Il nostro lavoro è stato guidato per l’amore per il territorio della Contrada e al tempo stesso della città”, così inizia la sua riflessione Gabriele Fattorini. “Borghesi fu un personaggio chiave per la città ed il suo assassinio sarebbe stato descritto qualche secolo dopo da Giovanni Antonio Pecci: grande figura di erudito che dedicò notevoli studi al tempo di Pandolfo Petrucci, e figura altrettanto grande di contradaiolo, cui l’Aquila deve la sua esistenza. Noi stasera ripristiniamo una pietra che ha una storia antica. Non sappiamo chi la volle collocare, se furono gli eredi del Borghesi defunto o Pandolfo preso dal rimorso; le prime testimonianze storiche della sua esistenza si devono a Girolamo Macchi e Girolamo Gigli nei primi decenni del ‘700; un secolo dopo, con il rifacimento del selciato, andò perduta una prima volta. Nel secolo scorso una nuova pietra fu posizionata per andare perduta nuovamente perduta col rifacimento del manto stradale; ma il maestro Emilio Frati di quella pietra serba viva memoria e così ha potuto farne una fedele replica”.
“Di Borghesi si parla poco – evidenzia Mazzini -. La sua vita fu troncata ed oscurata da quella del genero Pandolfo. La loro lotta aspra tra i due si è consumata per il controllo della fazione dei Noveschi, che aveva il potere in città dal 1487. Il loro punto massimo di scontro ci fu quando toccò decidere le sorti di Montepulciano: Petrucci avrebbe voluto cedere la città ai fiorentini mentre Borghesi voleva che il capoluogo poliziano rimanesse a Siena. Le fratture divennero tali che il 15 luglio del 1500, Borghesi venne assalito da dei sicari mandati dal Petrucci, agonizzante venne fatto trasferire nel Palazzo del parente Giovanni Borghesi ai Quattro Cantoni, ma le ferite riportate lo avrebbero fatto morire qualche giorno dopo”
Dopo la conferenza le autorità e il popolo aquilino si sono ritrovati ai Quattro Cantoni, dove Emilio Frati ha riposizionato la pietra. I presenti hanno quindi brindato nel cortile del Palazzo del Capitano, che grazie alla volontà della Contrada e alla disponibilità della Fondazione Monte dei Paschi, dopo tanti anni è tornato a risplendere per una sera della sua bellezza: illuminato e allestito a festa, come si spera che potrà essere altre volte in futuro.