Palestina, la conferenza della discordia registra il boom di adesioni: pienone per Pappè e Albanese

Cravos può incassare il dato sull’affluenza: nonostante l’autorizzazione tolta dall’Università, ed il dietrofront al sostegno economico, il discusso evento “J’accuse: conferenza sulla questione palestinese”, ha registrato un alto numero di partecipanti.

Non c’era solo il pienone nell’aula magna Cardini del polo Mattioli, con 300 persone: gli organizzatori hanno comunicato che, per seguire lo storico israeliano Ilan Pappè e il rappresentante Onu Francesca Albanese, si sono riempite altre quattro stanze, che permettevano di seguire l’evento da remoto.

“Non possiamo rimanere equidistanti di fronte a quello che è successo”, ha esordito Samuele Picchianti di Cravos, sostenendo poi che, anche nel giorno dell’anniversario del pogrom subito da Israele per mano di Hamas, “si deve parlare di Palestina” e “collocare questa data in un immaginario storico, fatto di colonizzazione e pulizia etnica” del popolo arabo.  “Israele non avrà un futuro come stato. Non nutro dubbi mentre sostengo che ci troviamo di fronte alla sua fine – ha affermato invece Pappé -. C’è la concreta possibilità che, anche senza intervento internazionale, si possa tornare ad un sistema pre-1948, che sia fatto di uguaglianza e giustizia compensativa”.

I palestinesi, ha aggiunto, “non sono vittime di guerra” ma di un’ideologia “che Israele applica nel conflitto”. Ed ancora: “L’ideologia che ha scacciato i palestinesi da Gaza è quella che anima la politica genocida praticata da un anno a questa parte”.

“In Italia c’è una scelta ideologica di non parlare di Palestina”, ha invece evidenziato Albanese. “Ciò che è fondamentale è il diritto dei popoli ad esistere. Un diritto che il popolo palestinese continua a vedere negato. Sono privati della loro patria”.

MC