Siena, anno 2016. Che sono 360 anni precisi da quel 1656 cui si attribuisce il primo Palio alla tonda ufficiale. La città torna a indossare, oggi come ieri, i suoi vestiti della festa: i ricami e gli intarsi, i drappi di velluto e la seta leggera, i colori che ancora oggi ricordano le pennellate del Buongoverno del Lorenzetti.
Guardatelo, il cielo di Siena che si affaccia come un sorriso sulla Piazza, guardate le sfumature che accendono i palazzi e le finestre, i merli di palazzo, i mattoni vecchi. Guardatelo bene e saprete che da nessuna parte del mondo se non a Siena il cielo ha questo colore. Lo stesso tono usato negli affreschi dei grandi maestri del Trecento, i contrasti forti  sul tufo dorato, forti come i caratteri che questa città l’hanno sempre colorata.
Si rinnova dopo 360 anni il gioco più illogico e passionale del mondo, a dispetto dei secoli e del tempo che non  lascia scampo a nessuno. Solo il Palio ci è riuscito, finora. Ha saputo cogliere alla sprovvista le logiche e i cambiamenti sociali gli anni e le persone; i nobili e il popolo; i soldati, le donne e i bambini senza mai fare differenze, ma riuscendo a mettere insieme in una fusione armoniosa tutti gli opposti possibili.
Funziona così, nessuna analisi psico-antropologica potrebbe spiegarlo nei dettagli, perché tutto è disegnato dalle emozioni e queste, una volta conosciuta Siena con il suo Palio, non sono spiegabili in maniera precisa. Emozioni e sensazioni che vanno vissute in punta di piedi, se non si conosce la città . Con l’entusiasmo dei bambini nel vedere la follia dei senesi e con la consapevolezza di una grande gelosia che questi hanno nei confronti della loro Festa, a dispetto del clamore mediatico.
E’ vero, molte cose sono cambiate ed è per questo che spetta a noi senesi riuscire a fare in modo di mantenere il Palio nei limiti della sua essenza, noi per primi a non esagerare e a non trascendere da quello che è il senso, compiuto, di questa immensa ricchezza di sangue, sudore, terra, lacrime e sorrisi che ci appartiene.
E’ cambiata la città , che con un brusco atterraggio è tornata al mondo reale (anche se molti, purtroppo, ancora non se ne rendono conto) e ai problemi veri e seri di ogni giorno. In primis una grande carenza di prospettive per i giovani, e di lavoro. E’ cambiato uno stile di vita che non è più basato sulla rendita (per molti ma non per tutti), nonostante esista ancora il tentativo di accaparrarsi qualche ultimo centro di potere, scatenando patetiche scaramucce pseudopolitiche tese solo a cercare facili compensi. Della Siena bella e ricca rimangono le vendette incompiute (forse) e i livori dei mestieranti, la corsa agli ultimi brandelli di poltrone e i soliti personaggi da quattro soldi che pur di ottenere qualcosa hanno cambiato ‘bandiera’ percorrendo dal rosso al nero tutte le sfumature possibili.
Ma da domani è Palio, ancora e come sempre, con la regola immutata e non scritta di un orologio che si ferma fino allo scoppio del mortaretto il 2 luglio e che riporterà questa città nella sua dimensione che nessuno ha mai saputo spiegare fino in fondo.
Sono cambiati i tempi, tante le ombre che si allungano sulla Festa dei senesi, esterne ma soprattutto interne e forse è per questo che, nel nostro piccolo, noi di Siena News vogliamo provare a dare un’impronta diversa, a cambiare il passo anche nel modo di raccontarlo, il Palio. Se spetta alle nostre generazioni ridare un futuro alla città , noi ci proviamo mettendo il nostro sassolino sperando che altri ci seguano.
Come molti di voi hanno già notato – e apprezzato – abbiamo cominciato dalle Contrade. E abbiamo scelto la gente: uomini, donne, economi, vecchi dirigenti, alfieri o tamburini di Piazza per raccontare ciò che viene prima ancora prima del Palio: le Contrade, appunto. I punti cardine del tessuto sociale, quella parte che ancora si mantiene sana rispetto a molto altro.
Cambierà anche il linguaggio. Racconteremo la Festa per quello che è realmente: una festa e una guerra. Parleremo molto attraverso le immagini, i ritratti, i volti, le espressioni. Saranno meno le parole perché oggi più che mai il Palio si deve evolvere come sempre ha fatto e sapersi raccontare guardando anche alle nuove generazioni: i millennials. Scriveremo facendo la cronaca della giornata o le piccole novità ma senza creare quel clima di sensazionalismo che per troppo tempo ha accompagnato il racconto dei quattro giorni di Siena. I vecchi giornalisti che avevano vissuto i Palii dei primi anni del Novecento lo dicevano anche a me, quando li ascoltavo per imparare questo mestiere: ‘il Palio non fa notizia’. Avevano ragione. La notizia sarà quella che sancirà la Contrada vittoriosa o eventualmente fatti di cronaca collegati ma il Palio no. Il Palio deve mantenere la sua poesia, la voce d’argento delle chiarine e non prestarsi a dare parola a quanti si riempiono la bocca di tutto questo solo per fini personali. Il Palio è amore e questo proveremo a trasmettervi.
Racconteremo molti eventi collaterali, come la scopertura straordinaria del pavimento del Duomo dal 29 giugno, in occasione del giubileo della Misericordia e parleremo il linguaggio che tutti possono capire, in modo che chiunque possa sapere chi siamo e cosa facciamo a Siena, senza parlare a vanvera. Il nostro compito è quello di parlare agli altri, non certo a noi stessi. Speriamo di riuscirci con la semplicità che abbiamo scelto.
Se vorrete condividere con noi le vostre foto dei giorni di Palio o se siete turisti in visita a Siena e volete comunque farci sapere come vi trovate, ricordatevi di usare sempre il tag #paliosienanews. Sempre sul nostro portale potrete seguire lo streaming di Canale Tre Toscana.
Diteci pure che siamo romantici e nostalgici. Avrete ragione. Ma non ci si può inventare altro, quando si nasce a Siena.
Katiuscia Vaselli