Quando arriva il telefonino (come si chiamava una volta) munito di telecamera cambia anche il Palio nel suo modo di essere raccontato. La “telecamera” personale abbatte ogni tipo di intermediazione, dà diritto a chiunque di essere scrittore, regista, montatore e direttore della ripresa del suo prodotto.
E anche la narrazione del Palio ne risente inevitabilmente. Nel bene e nel male.
Nel bene, perché adesso ciascuno si costruisce il suo percorso per raccontare i Palio, la Contrada, le emozioni, le sensazioni.
Nel male, perché sappiamo tutti che l’uso non intermediato tracima nell’uso scriteriato e protagonistico dell’immagine.
Ci vorrebbe il cervello connesso, quando si usano i social per il Palio. Ma purtroppo il modo di connettere il cervello all’uso delle immagini paliesche non è contemplato nelle istruzioni per l’uso quando ti vendono un dispositivo. Ahimè.
Però proprio i occasione dell’epidemia di Covid-19 i social hanno costituito uno strumento per costruire connessioni e ricomporre il corpo della Contrada. Ottimo: purché non ci sia bisogno di un disastro per capire come usare in modo intelligente questo strumento.
Duccio Balestracci
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