foto di Antonio Cinotti
Il percorso della Via Francigena attraversa veramente tutta Siena, da Via Camollia fino a Porta Romana e quindi permette – ad un tempo – di ripercorrere i passi dei pellegrini e dei viandanti diretti a Roma, di vedere i pezzi di città che sono nati e si sono trasformati con l’evoluzione storica e di attraversare i territori delle contrade.
Una esperienza tutta particolare, quindi, che si può vivere con maggiore intensità nei giorni del Palio naturalmente, ma in realtà l’antica strada rappresenta ogni giorno una chiave di lettura privilegiata e particolare per conoscere in maniera corretta e rispettosa – da un tabernacolo, una fontanina, una bandiera esposta, i bracciali con le luci – anche la realtà assolutamente unica ed irripetibile delle
contrade di Siena.
E basterebbe questo esempio per capire quanto sia fuorviante, e poco utile, il confronto che continuamente viene fatto (ultimo caso Luca Bruschi, che pure è della direzione progetti
dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, sul Fatto quotidiano) fra la Via Francigena e il Camino di Santiago di Compostela.
Ammetto che molte sono le analogie, e sicuramente – in termini di servizi turistici e di accoglienza – il modello del Camino può essere di aiuto e di guida. Ma troppo diversa è appunto l’esperienza di conoscenza che la Francigena offre (a Siena, come abbiamo visto, ma anche a Lucca, Altopascio, San Miniato, San Gimignano: luoghi dove l’antica strada offre una chiave di lettura particolare per conoscere città che hanno altri elementi di attrattività) e ancor più differente è la situazione da un punto di vista politico e amministrativo per guardare a quel modello di gestione.
In Spagna è stato il governo centrale a “costruire” il Camino di Santiago in maniera unitaria a suon di milioni di euro e a promuoverlo attraverso la sua efficiente agenzia nazionale, mentre in Italia soldi e competenze sono in mano alle singole regioni (vedi l’esperienza positiva della Toscana e quella negativa del Lazio) e le sensibilità non sono uguali e poi ognuna ha normative sue proprie, tanto che abbiamo appunto venti leggi sul turismo differenti. E nessuna agenzia nazionale di promozione turistica del paese.
Meglio pensare – proprio partendo da Siena – ad un modello tutto nostro di Via Francigena.
Roberto Guiggiani
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