Palio, lungo applauso per il drappellone di Roberto Di Jullo

Un lungo applauso nel cortile del Podestà ha accolto il Drappellone per il Palio del 2 luglio realizzato da Roberto Di Jullo che è stato presentato poco fa.

L’opera, viene spiegato, ” è un elegante quanto delicato dipinto didascalico, capace di generare una narrazione completa e puntuale del Palio nel pieno rispetto della tradizione, in cui non mancano cenni storici della città, ma anche della vita dell’uomo che l’ha dipinto, Di Jullo. Un racconto, una “fotografia” del passato e del presente”.

In alto, a protezione, il volto di una Madonna bambina con velo avvolto da un’aura di luce oro e una dedica: A te advocata nostra. Accanto una rosa blu i cui petali raccolgono due iniziali, quelle dei nomi della moglie Paola e del figlio Robert. Primo capitolo di questo racconto su tela di seta.

Sotto, quasi in dialogo con la Vergine, in una tensione aspirazionale, un cavaliere che con forza propende il braccio al cielo. Indossa un’armatura segnata dalla lettera F. Un’altra dedica del maestro all’altro figlio Federico, prematuramente scomparso, ed ora protagonista nella storica battaglia di Montaperti che, nel 1260, vide le truppe ghibelline di Siena sconfiggere quelle dei guelfi di Firenze.

Al centro del drappo, il secondo capitolo di grande impatto visivo. Un gruppo di 10 cavalli, elemento stilistico di Di Jullo. Trasmettono forza e impeto. Caratteristiche richieste su un campo di battaglia, che sia Montaperti o l’anello di Piazza del Campo. Ma anche fluidità. L’altra cifra figurativa del pittore molisano. Destrieri e cavalli rappresentati in un momento di guerra dove domina un cromatismo che è un chiaro richiamo ai colori del tufo sul quale, due volte l’anno, i senesi combattono la loro personalissima “guerra” di amore e passione. In mezzo a questo tumulto di muscoli, zoccoli e teste, un altro frammento importante della storia di questo artista che ha visto realizzare il desiderio di dipingere il Palio. Un racconto affidato nuovamente alla simbologia con lo stemma di Pescocostanzo, città in cui lavora, quello di Siena, di cui si è innamorato, della sua regione nativa ed infine della Regione Toscana.

Il confine tra il vibrante campo di battaglia, luogo popolato solamente da uomini e cavalli, e quello figurativo che descrive l’ “attesa”, è tracciato da un canape dipinto con un effetto 3d. Questo terzo capitolo è declinato tutto al femminile. Un vero e proprio tributo alle donne. Corpi rotondi e pieni che rimandano ai Bàrberi, le palline in legno dipinte con i colori delle Contrade con le quali i bambini senesi giocano al Palio.

Fanciulle e mamme con i loro piccoli, avvolte, quasi protette, dalle bandiere che indicano le 10 “consorelle” che si sfideranno in Piazza. L’araldica contradaiola rappresenta il loro nome. E’ dalle espressioni dei loro volti che emerge il pathos dell’attesa, la bramosia della vittoria.

“Nobiltà ed eleganza, queste le caratteristiche dei cavalli che si muovono in modo sinuoso. E insieme con loro c’è la rappresentazione dell’antica battaglia che ci riporta al periodo della Repubblica di Siena”, è il commento del sindaco di Siena Nicoletta Fabio.

“Hanno una caratteristica particolare le figure di Roberto Di Jullo -le parole di Duccio Balestracci che ha presentato l’opera – : non mostrano fissità, ma sembrano colte – sempre e tutte – in un movimento di danza. Danzano i cavalli dei suoi quadri. Danzano le donne che, anche quando sono sedute e apparentemente immobili, danno vita a un respiro che ha il sapore di un’antica danza sacra di sapore antico, classico”.

Prosegue Balestracci: “Le figure sembrano comunicarsi, fra sé, movimento e armonia; i cavalli si intrecciano in un segno che è moto e energia pura, avviluppati in un nodo che sviluppa forme nuove, materia indisciplinata e riottosa a ogni coercitiva domesticazione. Eccolo qua il Drappellone di questo Palio di luglio 2023: al centro lo slancio dei cavalli supera il canape in caduta, reso tridimensionale dal gioco dei chiari e degli scuri, e si getta nella corsa che, però, non allude, scontatamente, ai tre giri di Piazza, perché le figure esplodono in maniera centrifuga, insofferenti dello spazio nel quale sembrano essere costrette, e si slanciano a sfondare le linee di confine del drappellone, trasformando il momento immanente nella proiezione di un altrove di assolutezza. Volevate una metafora più forte di questa per definire la corsa senese?”, si chiede