“È stata una vittoria da assoluto protagonista. Ho lavorato tanto durante l’inverno, con la convinzione di fare bene. Tutto è venuto con naturalezza, tra virgolette, ma nulla è mai facile davvero. Non ho mai sofferto nei Palii passati in cui non ho vinto, perché ho sempre dato tutto: anima e cuore. A volte il destino si mette di traverso, ma quando arriva l’occasione giusta, non ci si tira indietro”. Questo il commento di Giovanni Atzeni detto Tittia nella serata in cui ha conquistato il suo undicesimo Palio.
“Non ho bisogno di rivincite. Corro sempre contro me stesso. Mi piace il mio lavoro, amo questa città. La vera sfida è sempre interna, non verso gli altri. La rivincita, se esiste, è mia personale, interiore – prosegue il fantino -. Sono a Siena dal 2002. Non mi sono mai fermato, ho sempre lavorato nello stesso modo, con costanza e dedizione, e voglio continuare ad andare lontano, come ho sempre detto. Anche quando qualcuno diceva che la mia carriera era in fase calante, io sapevo chi ero. Siena è anche questo: opinioni, critiche, voci. Ma io mi sono sempre sentito a posto con me stesso. Diodoro era nella mia stalla, ma era pur sempre un esordiente. Ero convinto di me, ma il giorno della tratta forse avrei fatto altre scelte. Invece il destino mi ha portato nell’Oca, dove c’è un legame che viene da lontano. Il cavallo era mio, lo conoscevo, ed è per questo che alla fine ho deciso. Era giovane, un po’ acerbo, ma un gran galoppatore. Era tutto da scoprire. In questi quattro giorni è cresciuto molto, ma solo nell’ultima mezz’ora prima del Palio mi sono convinto davvero che avrei potuto vincere”.
“È un cavallo nato da una fattrice tedesca, anche se ho sempre comprato fattrici inglesi in Germania. È nato da me, ma ti dico la verità: l’ho conosciuto davvero questa sera, durante il Palio – continua Atzeni -. Non ho avuto paura, neanche quando partivo in quinta posizione al canape. Non temevo neanche che qualcuno potesse recuperarmi. Ero troppo determinato. Durante le prove l’ho tenuto un po’ dietro, senza forzare. È giovane, e le prove non raggiungono mai le velocità del Palio. Sapevo come si sarebbe comportato, e così è stato. Questa è la quarta vittoria nell’Oca, la contrada dove ho vinto di più. Qui mi sento a casa, mi sanno prendere nel modo giusto. Ho passato cinque giorni in totale serenità, senza alcuna pressione. Era come stare in famiglia. Tutti erano convinti, e quando l’ambiente è così, tutto diventa più facile”.
“La dedica va alla mia famiglia, a Ilaria, che mi segue in tutto. La prima è per lei. Poi a mio figlio, che mi dà sempre la forza, ai miei genitori, a tutta la mia famiglia e a quella di Ilaria. Siamo una squadra unita. E naturalmente ai ragazzi di scuderia, che mi consigliano sempre bene e mi spingono a dare il massimo nei giorni del Palio. A loro e all’Oca devo davvero tanto – ha concluso Tittia – Per quanto riguarda mio figlio, se un giorno farà il fantino come me… per adesso dico di no”.