Pam, Filcams Cgil: “Pressioni e minacce ai lavoratori. Chiederemo un incontro al prefetto”

La tensione attorno al punto vendita Pam di Porta Siena continua a crescere. Dopo il licenziamento di Fabio Giomi, addetto senese allontanato con il contestato “test del carrello”, nelle ultime ore si sono aggiunte “pressioni, minacce” ai lavoratori e “persino danni materiali”.

A denunciarlo è la Filcams Cgil di Siena, che parla di un clima “insostenibile” nato dalla gestione aziendale. “Ogni responsabilità politica, sociale e morale è da ricondurre a Pam Panorama”, attacca il sindacato, che condanna “modalità da agente provocatore” e invita la cittadinanza al presidio del 29 novembre davanti al negozio.

“Riteniamo indispensabile e non più rinviabile il ritiro immediato dei licenziamenti, unico atto in grado di ristabilire un clima di dialogo, di responsabilità e di collaborazione”, scrive la sigla che comunica poi la sua intenzione di incontrare urgentemente il prefetto Valerio Massimo Romeo “al quale chiederemo di attivare tutte le misure utili a prevenire eventuali ulteriori tensioni o ritorsioni nei confronti delle lavoratrici e lavoratori”, aggiungono.

Il caso senese non è isolato. In Toscana la situazione sta esplodendo: da Livorno a Firenze  con la chiusura del punto vendita de I Gigli, dove 45 dipendenti rischiano il posto. Al tavolo regionale è stata trovata solo una sospensione tecnica dei licenziamenti fino al 13 gennaio, in attesa di capire se il Governo inserirà risorse per la cassa integrazione per cessazione.

“Perdere I Gigli è un colpo durissimo. L’azienda deve ritirare i licenziamenti e garantire percorsi di ricollocazione”, ha dichiarato Maurizio Magi, Filcams Firenze, mentre Stefano Nicoli, Filcams Toscana, parla apertamente di “strategia di dismissione” di Pam nella regione.

Durissima anche la UilTuCS Toscana, che annuncia un esposto in Procura per verificare “informazioni e documenti” raccolti in questi giorni. “Pam sta creando un clima di paura. I licenziamenti di Siena, Livorno e Lazio sono sproporzionati”, denuncia il segretario Marco Conficconi, sottolineando come l’azienda stia evitando la cassa integrazione «”per non accollarsi i costi”.

Intanto, fuori dalla sede di Arti a Firenze, al presidio hanno partecipato lavoratori da tutta la Toscana — compreso Giomi, licenziato a Siena — segno che la vertenza non è più un caso locale, ma una crisi regionale destinata a diventare nazionale.