Il 24 febbraio 1582 Gregorio XIII proclama la riforma dell’antico calendario giuliano, introducendo ufficialmente il calendario gregoriano (è una modifica del calendario giuliano precedentemente in vigore; basato sull’anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, dunque l’anno è composto di 12 mesi con durate diverse e un mese di 28 giorni che diventa bisestile ogni 4 anni) per un totale di 365 o 366 giorni. A causa della progressiva regressione dell’equinozio di primavera dovuta all’imprecisione del calendario giuliano, infatti, nel 1582, il 21 marzo, giorno convenzionale per l’equinozio, stabilito dal Concilio di Nicea quale base per il calcolo della Pasqua, arrivava quando il reale equinozio astronomico era ormai già passato da dieci giorni.
Papa Gregorio XIII si rese conto che la Pasqua, di quel passo, avrebbe finito per essere celebrata in estate. Decise, quindi, che era giunto il momento di affrontare la questione e nel luglio dello stesso anno la riforma fu pubblicata in Siena da Francesco I de’ Medici. Negli anni precedenti era stata istituita dal Papa una commissione per valutare le varie proposte di riforma avanzate da studiosi italiani e stranieri. Al dibattito partecipò anche Alessandro Piccolomini, e alla fine fu scelto il progetto avanzato dall’astronomo Luigi Giglio. Per definire il nuovo calendario gli scienziati si rifecero al lavoro di Copernico, pubblicato nel 1543, dove l’astronomo polacco era riuscito a misurare con grande precisione la durata dell’anno tropico e di quello siderale. La commissione di scienziati nominata dal papa doveva studiare il problema e trovare la migliore soluzione perché il calendario civile coincidesse con quello astronomico passò anche da Siena, e, in una delle tavolette di Biccherna, conservate presso l’Archivio di Stato di Siena, è raffigurato proprio papa Gregorio XIII che presiede la commissione degli scienziati che stanno illustrando le varie proposte.
Maura Martellucci
Roberto Cresti