Pasqua ed i sepolcri con le vecce, Don Roberto Bianchini: “Ecco come è nata questa tradizione”

Colori e forme geometriche diverse che sono segni del passaggio dalla morte alla rinascita di Gesù: nel Duomo, in San Martino, in Provenzano e nelle parrocchie dentro e fuori le mura il giovedì santo è un viaggio – un vero e proprio “giro delle sette chiese – tra gli altari addobbati con stupende composizioni floreali. La tradizione antichissima è quella dei sepolcri, più correttamente detti altari della reposizione. Qui è dove, dopo la celebrazione della messa nella cena del Signore e della lavanda dei piedi, viene conservata l’Eucarestia.  “In Toscana un tempo germogliava la veccia”, spiega Don Roberto Bianchini, parroco della chiesa di San Martino. “Parliamo di qualcosa di simile al grano, che veniva messo all’oscurità il mercoledì delle ceneri. E poi il giovedì questi germogli, immersi nella stessa oscurità, sembravano ricordare una sorta di cascata bianca bella e suggestiva”, le sue parole. “Bianco come una veccia al sole”, si usa dire per le persone di carnagione chiara. Ma purtroppo la tradizione della veccia si è andata a perdere con lo scorrere del tempo. I semi non sono semplici da trovare e poi sono necessari dei luoghi adatti per poterla conservare. Gli ornamenti floreali dunque sono differenti ma il valore simbolico resta lo stesso.