
Si addensano nuovamente nubi grigie sul futuro dei ventitré dipendenti dello stabilimento Paycare di Monteriggioni. E si registra anche la rottura tra sindacati e azienda dopo l’ennesimo tavolo di trattative odierno.
“Non ci sono le condizioni perché i lavoratori possano transitare nel nuovo soggetto giuridico (il raggruppamento di imprese formato da BVTech e Network Contacts che gestisce da un mese la commessa dell’azienda dei servizi pubblica lombarda, ndr.)”, tuona il segretario della Fim Cisl di Siena Giuseppe Cesarano.
“Siamo, purtroppo, alle solite: clausole sociali che si rivelano inadeguate al mondo del lavoro attuale, trasformandosi in strumenti di ricatto sistematico, pensati più per ledere i diritti dei lavoratori che per tutelarli”, ha aggiunto il sindacalista spiegando poi come la nuova azienda “proponeva un contratto del settore call center, con una decurtazione salariale di 300-400 euro al mese” rispetto all’attuale contratto da metalmeccanico.
Da qui l’appello alle istituzioni: “prendetevi cura di questi 23 lavoratori del sito di Monteriggioni, che da quattro anni vivono in una situazione complicata, con un futuro sempre più incerto”.
“La situazione è critica: dopo quattro anni di ammortizzatori sociali non ci sono commesse in arrivo e i dipendenti continuano a lavorare su una commessa della Regione Lombardia, passata ad altro committente. La procedura di mobilità si è chiusa con solo tre lavoratori che hanno accettato l’uscita volontaria, mentre gli altri sono destinati a perdere il posto di lavoro se non si trovano soluzioni concrete per rilanciare l’occupazione”, afferma il segretario della Fiom Cgil di Siena Daniela Miniero.
La sigla di categoria richiama quindi “alla responsabilità sociale l’azienda Paycare e le istituzioni affinché possano scongiurare l’ennesima macelleria sociale” e chiede alla Regione “di intervenire urgentemente per aprire un tavolo istituzionale che aiuti ad individuare soluzioni concrete per rilanciare l’occupazione a Monteriggioni”.