
Anna Ferretti è il nuovo capogruppo del Pd in consiglio comunale e succede al consigliere Giulia Mazzarelli. La decisione è arrivata a seguito della riunione del gruppo consiliare del Pd, dopo giorni turbolenti tra le varie anime del partito.
Non è stata sfiduciata e non si è nemmeno dimessa Mazzarelli, ma quattro dei cinque consiglieri hanno invece eletto Ferretti. E non ci dovrebbero essere soprese in consiglio comunale visto che, stando a quanto previsto dall’articolo 8 del regolamento dell’assise, la procedura si è svolta in modo corretto. Al punto uno dello stesso articolo si ricorda infatti che “ciascun gruppo elegge il proprio capogruppo e ne dà comunicazione al presidente del consiglio”. Da capire però se nel regolamento del partito è consentita questa procedura.
Per Ferretti l’avvicendamento “è dovuto ad un percorso di normale cambiamento che a volte si rende necessario nella vita di un gruppo, è segno di vitalità e di volontà di perseguire con nuovo vigore l’obiettivo che tutti i consiglieri e le consigliere comunali dem hanno sempre avuto: lavorare ad un alternativa al governo della destra in città, destra che dopo 7 anni sta ancora “sperimentando” soluzioni, senza dare prospettive concrete di sviluppo”. Ed ancora: “Facendo tesoro del lavoro di tutte le consigliere e i consiglieri e in piena collaborazione con il Partito Democratico di Siena, il gruppo Pd nella seconda parte del mandato vuole dare corpo ad una azione di opposizione che delinei un progetto di futuro della città”.
Poi il neo capogruppo ha ringraziato a nome del gruppo consiliare Giulia Mazzarelli “per il servizio di capogruppo svolto con tanto impegno, certi che questo momento di cambiamento porterà tutti noi ad essere ancora più determinati nel lavoro da fare”. “Le differenze in un gruppo sono una ricchezza e non un ostacolo: il Pd è e resterà, mi auguro, un partito plurale dove non ci sono problemi ad evidenziare le diversità di approccio ai temi – ha aggiunto-. Fondamentale è l’unità di intenti che ci unisce e ci motiva. Se gli altri partiti non discutono e non fanno trasparire le loro differenze interne è perché c’è un capo e gli altri sono solo “soldatini” pronti ad obbedire”.