No ad un commissariamento considerato “illegittimo”, perché “frutto del mancato rispetto dell’iter procedurale previsto dagli statuti, hanno ridotto l’unione comunale di Siena a filiale di una corrente privandolo di autonomia e dignità e spingendola verso una deriva massimalista”.
Lo chiedono una quindicina di iscritti del Pd locale – tra cui Giulia Mazzarelli, Simone Vigni e Franco Ceccuzzi – in una nota. I membri dem parlano del neocommissario Marco Sarracino come di un “deputato della Campania calato su Siena per guidare la vecchia componente che ha gestito il Pd negli ultimi dieci anni, collezionando due rovinose sconfitte elettorali”.
E giudicano il commissariamento come mossa destinata a ““sistemare” gli assetti della propria componente in funzione delle prossime scadenze elettorali”.
“Facciamo appello a tutti coloro che credono nella democrazia, nel pluralismo e nei caratteri fondativi del Pd – aperto alle esperienze del cattolicesimo democratico ed alle esperienze riformiste – affinché ci si batta per un Pd rinnovato – si legge nella letter-, autonomo e capace di costruire un nuovo centrosinistra per battere la destra e rilanciare la città verso il futuro”.
“Servono pazienza, capacità di ascolto, umiltà e verità per riconciliare il Pd con la città e per riconciliare il Pd con se stesso, superando sia la prevaricazione che l’autoritarismo. E’ necessario restituire cittadinanza a quella militanza di base che agisce con disinteresse e oggi è stata marginalizzata dalle filiere di potere – prosegue il testo -, accomunate solo dal carrierismo. Obiettivi che si possono perseguire e raggiungere solo con la collegialità e la libertà di pensiero che oggi nel Pd di Siena sono state sospese con metodi autoritari”.
“La modalità di voto per la ratifica del commissario ha reso ulteriormente illegittima la sua nomina in assenza del parere obbligatorio e collegiale della commissione di garanzia, ed ha confermato la volontà di non affrontare una discussione politica sul futuro del Pd di Siena, per ridurre tutto ad atto burocratico e prevaricatorio- continuano-. Ciò è dimostrato anche dalla non partecipazione al voto di un numero importante di membri della direzione regionale, un esito che ha certificato l’essenza di atto esclusivo della sola maggioranza. L’attuale commissario va subito revocato in attesa dell’esito del ricorso presentato alla commissione di garanzia regionale e non di meno per il suo carattere di parte che ne inficia la terzietà”.
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