Pienza, affollatissima la conferenza con Davide Rondoni sul “Vivere il cantico delle Creature”

Oggi pomeriggio, nella sala convegni del Conservatorio “San Carlo Borromeo” a Pienza, si è tenuto l’incontro con Davide Rondoni su “Vivere il cantico delle Creature: la spiritualità cosmica e cristiana di San Francesco”. Alle 17.30 nel duomo di Pienza, il  cardinale Augusto Paolo Lojudice, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, ha presieduto la messa, che è stata animata dai cori parrocchiali della diocesi.Lo scrittore è stato intervistato dal dottor Gianluca Scarnicci, coordinatore dell’Araldo Poliziano

Qui il testo pubblicato sull’Araldo Poliziano

Cosa significa oggi “vivere il Cantico delle Creature”?

“Vivere il cantico delle creature vuol dire innanzitutto immedesimarsi con la sua fonte, il cuore di Francesco, da cui esso viene. Questa fonte è il senso dell’Altissimo, il senso dello smisurato, di Dio, da cui nascono tutte le cose e che bisogna amare umilmente. Non a caso, la prima del componimento è “altissimu” e l’ultima è “humilitate””.

Quali sono le parole chiave del Cantico delle Creature?

“Non ci sono delle vere parole chiave, perché essendo un testo poetico ogni parola è chiave, ogni rima, ognuno dei 33 versi. In un testo poetico, a differenza di altri testi, non ci sono parole più importanti di altre. Possiamo citare, ad esempio, il “cum”: “Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature”; è il segno che Francesco si distanzia dall’eresia catara di allora, e anche presente, che vorrebbe amare Dio disprezzando le sue creature. Non dice “nonostante”, dice “cum”. Ma, appunto, è solo un esempio, perché tutti i termini del cantico sono chiave, essendo un organismo, una poesia”.

Qual è il messaggio forte del Cantico delle Creature?

“È il Cantico stesso: le parole di un uomo che sta morendo, che però alza una lode a Dio. E con lui a tutte le creature dell’universo, che trova in Francesco, che sta tornando polvere, la propria voce. È l’organismo dell’essere, come sapevano i padri antichi, che trova la voce in un particolare, in un uomo, nel minore, nel piccolino, per cantare la grandezza del mondo e di chi l’ha creato”

Il Cantico di San Francesco viene considerato il primo testo letterario italiano. Quali sono i testi che poi si ispirarono al Cantico delle Creature?

“Il Cantico è un’ispirazione nella tradizione italiana ed europea, dell’influenza che l’Italia stessa ha avuto sull’Europa, e quindi sul mondo, di una poesia legata all’esperienza, di una poesia non perduta nelle astrazioni della mente, ma attenta alle creature, alle cose, all’esperienza vitale. Penso a Leopardi, che nella Ginestra, così come fa Francesco, non chiama mai la natura “madre”, perché sa, come anche Lucrezio e poi Mario Luzi, che la natura non è in sé buona. Questa è un’idea un po’ banale che abbiamo oggi spesso. La natura è al tempo stesso qualcosa di bellissimo, ma anche di terribile, dipende come la si guarda. Dalla prospettiva del creatore, allora ogni creatura è buona, ma di per sé se un giorno la si può chiamare “madre”, il giorno dopo si hanno buoni motivi per chiamarla “matrigna”, per usare un termine di nuovo leopardiano. Quindi tanta poesia ha subito l’ispirazione del Cantico, pensiamo anche alla famosa “Sera fiesolana” di D’Annunzio: “Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera”… sono tanti i poeti hanno bevuto da questo cantico”.

Spesso se ne parla come un inno all’ambiente e alla sua conservazione. È d’accordo?

“No, non sono d’accordo, perché non è un inno all’ambiente. È una lode a Dio, e su questo bisogna essere non ambigui. Come accennavo prima, Francesco non chiama la natura “madre”, ma chiama “altissimo” l’Altissimo, cioè Dio. È lui che viene lodato, “tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione”, lodato l’ambiente o la natura. Il “cum”, di cui parlavamo prima, lega le creature al creatore e rende le stelle, l’acqua, il fuoco, il vento, motivo di ringraziamento. Se stacchiamo questa cosa, non solo facciamo un torto Francesco, ma ci riduciamo a un’idea di ambiente e di natura banale, come se fosse solo la flora e la fauna, mentre la natura e tutto ciò che è nato, tutto ciò che ha preso essere da Colui che l’ha creata”