La nebbia e il silenzio avvolgono il piccolo cimitero di Presciano dove don Carlo Guerrieri voleva essere sepolto. Così è stato e dopo 13 anni dalla sua morte per volontà di alcuni suoi vecchi parrocchiani è tornato là dove aveva svolto subito dopo la guerra con energia e capacità uniche il suo servizio sacerdotale.
Era un parroco di altri tempi, con la battuta pronta e una sola missione: essere il prete-amico capace di entrare anche nei cuori più aridi. Mentre i presenti guardano emozionati le piccole incombenze dell’addetto ad adagiare la cassetta con i resti mortali nel fornetto a lui destinato i ricordi affollano la loro mente. Sono tutti belli e spiritosi. “quando don Carlo arrivò qua ricorda Elvio non c’erra niente. Nè una chiesa, né la farmacia. Un giorno seppe che noi ragazzi ci stavamo preparando per andare a pescare nell’Arbia con i petardi. Allora si poteva. Ci raggiunse e disse, vengo con voi ma prima dovete essere tutti alla messa alle 8 a Presciano. Andammo. La sua mamma ci aveva preparato una colazione incredibile e rimanemmo in parrocchia ad abbuffarci e addio pesca con i petardi”.
A me che mi aveva battezzato mi apostrofa ironicamente dicendo: “quanto sale ci ho messo in quell’acqua per essere cresciuta così” e la giornata con don Carlo iniziava in maniera diversa e più bella”. Oggi in cuor mio, anzi di tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato questo prete sorge spontaneo dirgli “grazie”.
Da oggi riposa là dove aveva voluto a far compagnia a tanti suoi parrocchiani e a don Luca Toschi che lo aveva preceduto ad Arbia e Taverne e a don Savino Mazzini che arrivò dopo di lui. Vale la pena ricordare monsignor Carlo Guerrieri, ma Lui non voleva essere chiamato monsignore, solo Don Carlo, e Donca per gli amici intimi, era nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 30 settembre 1917.
La nostra memoria è un carissimo amico del sacerdote che vuole rimanere senza nome- Eccp cosa scrive. Della sua terra reggiana aveva sempre conservato l’infaticabile operosità, l’ingegno vivissimo, la tenacia indistruttibile. Della terra senese, sua nuova patria, aveva assorbito l’amore per la storia, la cultura, le tradizioni, in primis le meravigliose tradizioni religiose e mariane. Don Carlo era approdato giovanissimo in terra senese, con la sua numerosa e bella famiglia. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1941, per San Pietro e Paolo, anniversario che festeggiava sempre, dopo i primi incarichi in parrocchie rurali, dal 1945 al 1963 fu parroco a Taverne d’Arbia, dove non è esagerato affermare che costruì, con le sue mani, mezzo paese: due chiese, più una ristrutturata, il teatro, il circolo, una farmacia, una scuola materna, una infinità di iniziative benefiche. Dal 1963 fino ai primi giorni del 2009 è stato in piazza dell’Abbadia, nella chiesa di San Donato, prima come parroco, poi come rettore, amatissimo da tutta la popolazione, in particolare del centro storico.
Soprattutto, in piazza dell’Abbadia, Don Carlo è stato il creatore, e l’infaticabile promotore di Radioalleluia, la radio diocesana, una pietra miliare dell’informazione cattolica nel territorio senese.
Nata negli anni ’80, nel guardaroba della casa di Don Carlo, la radio ha mosso i primi passi, ha avuto le sue frequenze, la concessione ministeriale, un minimo di strutturale redazionale, ha prodotto in tanti anni una quantità indefinibile di informazione e cultura senese, in particolare religiosa, strumento prezioso di comunicazione all’interno del mondo cattolico, e non solo.
Nel campo della comunicazione, Don Carlo è stato anche attivissimo nel cinema, quale anima e infaticabile promotore del cinema Alessandro VII e del collegato “cineforum” in piazza dell’Abbadia, teneva anche, negli anni ’70, un servizio telefonico di recensione degli spettacoli cinematografici cittadini, è stato dirigente nazionale dei cinema cattolici italiani, è stato collaboratore, per la carta stampata, del settimanale diocesano e poi consigliere di amministrazione del settimanale delle diocesi toscane. Era tuttora assistente ecclesiastico dell’Ufficio comunicazioni sociali diocesano.
Insomma, pur non avendo mai avuto la tessera di giornalista iscritto all’albo, Don Carlo Guerrieri è stato un precursore, un maestro e un simbolo per tutto il giornalismo senese del secondo dopoguerra, e non per niente era sempre invitato alle iniziative e alle feste del Gruppo Stampa senese, associazione alla quale, fra l’altro, aveva contribuito a trovare una sede.
Don Carlo è stato anche prezioso collaboratore, promotore, assistente ecclesiastico, di tante associazioni cattoliche, e negli ultimi anni lo era per il Movimento Cristiano Lavoratori di Siena.
Amante del Palio e delle contrade, già correttore della Tartuca, tartuchino egli stesso di lungo corso, e poi benvoluto anche da tutti gli altri contradaioli senesi, in particolare del Bruco e della Lupa, che non mancavano di rendergli spesso omaggio in occasione delle feste titolari.
Uomo buono e generoso, entusiasta, sacerdote dalle mille iniziative e risorse, di ingegno vivacissimo e poliedrico, pieno di una fede genuina, infantile e al tempo stesso matura e “contagiosa”, personaggio carismatico, di carattere indomito, pronto a tenere il punto su tutti i tavoli, nei dibattiti culturali come nella politica, riuscendo sempre a conquistare la stima e i cuori, quando non anche il consenso e le teste, dei suoi interlocutori.A fronte di questo due comunità si sono volontariamente offerte per riportare, una volta esumati i resti alla Misericordia, il loro prete a Presciano come lui desiderava. “Per me oggi – dice Franca una parrocchiana – è un giorno bellissimo. C’è la nebbia? No, per me splende il sole”.
Cecilia Marzotti