Dal 14 al 17 luglio nell’ambito della Campagna Idrografica 2015, la nave Aretusa della Marina Militare, già impegnata nello scandagliamento delle acque dell’isola di Capraia, ha partecipato insieme all’Università di Siena, al progetto “Plastic Busters”, parte integrante delle attività a favore della sostenibilità lanciate attraverso Med Solutions.
“Plastic Busters” è un progetto di un gruppo di ricerca dell’Ateneo senese, coordinato dalla professoressa Maria Cristina Fossi, che da anni studia la fauna marina per valutare l’impatto degli inquinanti derivati dalla plastica. Gli studi pubblicati nel 2014 hanno rilevato alte concentrazioni di flalati negli squali e nelle balenottere del Mediterraneo, mentre era già stato pubblicata una ricerca sulla stima delle microplastiche in aree di foraggiamento della balenottera comune nel Mar Ligure, per valutare l’esposizione di questa specie al rischio di ingestione di microplastiche. I ricercatori stanno delineando un quadro completo dell’impatto delle microplastiche sui cetacei che abitano il Mare Nostrum, e valutando gli effetti sulla salute di questi contaminanti, definiti distruttori endocrini perché interferiscono con il sistema riproduttivo degli animali.
L’obiettivo del progetto era quello di fare una “fotografia” delle macro e microplastiche che inquinano il Mediterraneo, illustrarne le conseguenze che generano sull’ambiente marino e sulla salute della sua fauna e porre in essere le azioni necessarie per pianificare, a livello internazionale, interventi di mitigazione e riduzione del fenomeno.
Le plastiche sono tra i maggiori inquinanti del Mar Mediterraneo e costituiscono una grave minaccia sia per l’ambiente marino che per gli organismi che lo abitano.
L’area che ha interessato il progetto è quella denominata Santuario Pelagos: area protetta del Mar Tirreno tra la Liguria, la Costa Azzurra e la Sardegna.
Nelle scorse giornate, l’equipaggio di nave Aretusa, al comando del tenente di vascello Giorgio Marini Bettolo, assieme al gruppo di ricercatori dell’Università di Siena guidato, come indicato precedentemente, dalla professoressa Cristina Fossi (Dipartimento delle Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente), in collaborazione con Corsorzio LaMMa ed il CNR Spagnolo, hanno raccolto importanti campioni delle particelle plastiche in sospensione nel mar Tirreno.
La raccolta dei campioni delle plastiche è stata effettuata grazie ad uno speciale retino, denominato “manta”, in grado di catturare tutte le particelle in sospensione. Inoltre sono stati raccolti campioni di plancton in superficie per misurarne la contaminazione. La stessa area è oggetto di interesse degli studi riguardanti le possibili interazioni fra la contaminazione da plastiche e le aree di alimentazione della balenottera comune.
L’Università di Siena, all’interno dell’iniziativa ONU “Sustainable Development Solutions Network”, sotto la direzione del Rettore Prof. Angelo Riccaboni, è l’ente coordinatore per l’area del Mediterraneo.
La Marina Militare, grazie alla naturale connotazione dual use delle proprie navi, da sempre partecipa a progetti nell’ambito della tutela dell’ambiente marino ed in particolare alle problematiche connesse alla presenza di addensamenti di plastiche nel mare. Dopo le spedizioni sulla nave scuola Vespucci, e sulle navi idro-oceanografiche Magnaghi e Galatea, che si sono svolte nel 2013, la Marina Militare ha messo a disposizione, nell’ambito del consolidato programma di collaborazione con Enti ed Istituti di ricerca nazionali, il catamarano idro oceanografico “Aretusa”, che l’anno scorso ha scandagliato le acqua alla foce del Tevere, sempre insieme ai ricercatori di Plastic Busters, e poche settimane fa ha proseguito il lavoro intorno all’isola di Capraia.