Una pausa che è apparsa lunghissima, un silenzio che ha riempito tutto ciò che poteva esserci di vuoto in ognuno dei presenti: assimilare le parole, assorbirle, elaborarle per un attimo che sembra durare all’infinito e poi ributtarle fuori come riflessioni proprie, pensieri, idee, ricordi. La sintesi della messa per Andrea Mari, questo pomeriggio nella Collegiata di Provenzano, si condensa in quel minuto di silenzio. Perché l’omelia di don Enrico Grassini è stata un’energia potente che non poteva lasciare indifferente nessuno.
E di certo proprio questo era l’intento: dal sindaco De Mossi alle dirigenze delle Contrade ai tanti senesi e amici di Andrea arrivati in chiesa per l’omaggio al fantino a un anno dalla sua scomparsa, per stringersi intorno alla famiglia, nessuno è rimasto indifferente.
Quel “Volersi bene, amarsi, fa bene a tutti e alla città. Andrea aiutaci a ripartire anche in questo, tu che hai amato la tua città e da Siena hai ricevuto altrettanto amore, aiutaci a ripartire non da zero ma in maniera diversa” è stato iil perno intorno al quale don Grassini ha parlato toccando le corde più profonde di ognuno dei presenti. Il sacerdote ha ricordato il fantino e l’amico ma ha avuto la capacità di parlare a tutti con l’unico linguaggio che a Siena tutti capiscono e che ci rende uguali: il Palio. Ed è nel continuo ricordo di Brio, senza mai metterlo in secondo piano nemmeno per un attimo, che la parola di don Enrico è arrivata dove voleva.
Un monito forte e per tutti, indistintamente. Nel ricordo commosso che ha fatto venire gli occhi lucidi c’era la potenza dell’idea che il ricordo del fantino senese e del suo carattere e della sua forza, potessero trasmettere altrettanta energia alla città nel momento della ripartenza. Come se fosse lo stesso Andrea a parlare, con le stesse pause e la stessa beffarda, pungente e malinconica ironia: “Tra poco Provenzano, la chiesa dei senesi, tornerà ad accogliere le bandiere in festa e un popolo vittorioso e prima ancora il Drappellone. Ma qualcuno, qualcosa, un pungolo a solleticare le nostre anime, ci farà sentire un vuoto. E invece tu ci sarai, Andrea, rannicchiato sotto l’altare come a volte facevi o semplicemente a guardarci ma guardaci e insegnaci a lottare come sempre hai fatto in Piazza, a essere rivali in quei giorni ma poi ad amarci perche questa città ha bisogno di un futuro, di una visione e questo non può accadere se si gode più della sconfitta altrui che del nostro bene. Amarsi, volersi bene, questo serve per fare del bene a Siena. I personalismi, gli egoismi stanno distruggendo una città senza la quale la storia del mondo non sarebbe stata la stessa”.
L’uomo che ha parlato dell’uomo, l’amico che ha parlato all’amico prima ancora che il prete parlasse del ricordo. Ecco la potenza delle parole e del pensiero che fanno sì che le persone che amiamo siano sempre con noi e che forse, a pensarci bene, possono darci il coraggio di guardare oltre il vetro appannato del presente in cui siamo rinchiusi. “E invece dobbiamo correre verso il futuro insieme. A cavallo della storia, guardando sempre al cielo come facevi te, Andrea”.
Katiuscia Vaselli