Ho una certa simpatia per la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e sono contento che sul suo smartphone abbia già il green pass – opportunamente mostrato in favore di telecamera – per muoversi liberamente all’interno dell’Unione Europea. O almeno, io l’ho capito così. Ma non sono affatto sicuro che funzionerà così.
E se ho dubbi io, che per lavoro (e per passione) seguo ogni giorno tutte le notizie sul turismo, temo che tanti altri potenziali viaggiatori abbiano non poche perplessità e siano comprensibilmente indecisi a lasciare il proprio paese.
Innanzitutto, la data di entrata in vigore del Green Pass è il 1° luglio. Ma, come ha dimostrato proprio Ursula van der Leyen, il Belgio lo ha già attivato ed anche altri paesi hanno la facoltà di anticipare il rilascio di questo documento. E del resto le parole della presidente della Commissione Europea sono state eloquenti: “Sono molto curiosa di testare e vedere come funzionerà questo certificato”. Ovvero, se anche lei è “curiosa” di vedere come funziona, figuriamoci noi comuni mortali che al Parlamento europeo e negli altri edifici delle istituzioni di Bruxelles ci andiamo solo in gita turistica.
Va riconosciuto che la Commissione Europea ha pubblicato fin dal 1° giugno una bellissima pagina (la trovate al link) con quelle che si chiamano le Faq (Frequently Asked Questions), ovvero le domande poste frequentemente e le relative risposte. Ma non è che la lettura mi abbia molto aiutato a chiarirmi le idee. Le premesse – almeno per come le ho capite io – sembrano semplici: il Green Pass sarà rilasciato a tutti i cittadini dei paesi dell’Unione Europea che siano stati vaccinati oppure siano guariti dal Covid-19 oppure si siano sottoposti a un test con risultato negativo; il documento eviterà ai viaggiatori di essere sottoposti a test e/o quarantene all’interno dell’Unione, contribuendo così
al graduale ripristino della libertà di circolazione in Europa.
Ma così sarebbe “troppo” semplice. Infatti, ecco che si precisa subito che gli stati membri non dovranno imporre restrizioni a chi ha il Green Pass, “a meno che” non siano necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica. Ovvero – almeno per come l’ho capito io – il Green Pass può perdere di ogni valore, se uno stato lo ritenesse necessario per pur giustissime ragioni. E dunque il rischio di quarantene, test e tamponi rimane una possibilità assolutamente concreta.
In più, ciascun stato della Ue ha la facoltà di realizzare il Green Pass praticamente come vuole. Cito testualmente dalla pagina sopra citata: una app o un portale per il rilascio dei certificati sia digitali che su supporto cartaceo; una soluzione che consenta ai cittadini di conservarli (app wallet, app di tracciamento esistente); una soluzione di scansione a fini di verifica (ad esempio tramite app sullo smartphone).
E quindi – almeno per come l’ho capito io – ogni autorità di pubblica sicurezza dovrà avere il caro, vecchio “librone” con le immagini di tutti i Green Pass nazionali per verificare se sono autentici o patacche fatte con photoshop?
Roberto Guiggiani