Le truppe francesi avevano già dal 1796 iniziato la loro campagna militare in Italia: nella prima fase a comandare i soldati c’era un giovane generale di nome Napoleone Bonaparte. Il Granducato di Toscana fu l’ultimo Stato a venire conquistato: il 24 marzo del 1799 le truppe francesi entrarono nel territorio toscano, mentre il granduca Ferdinando III di Toscana si rifugiò a Vienna. L’annessione avvenne in maniera rapida. Il 6 aprile i francesi entrarono ad Arezzo e in Piazza Grande fu piantato uno dei simboli della Rivoluzione francese, visibile in ogni città che veniva annessa: l’Albero della libertà. Passo dopo passo, le truppe transalpine entrarono in tutte le località toscane, comprese Siena e Firenze.
Ma proprio da Arezzo scoppiò una insurrezione, e ancora oggi è aperta una diatriba su chi fossero i componenti delle bande che si vennero a creare. C’è chi parla di semplici contadini “bigotti”, c’è chi sostiene che in loro aiuto si mossero anche gli aristocratici e quanti potevano essere danneggiati dalla presenza francese in Italia, c’è chi dice che un importante sostegno arrivò anche da alcuni sacerdoti. Fatto sta, queste bande iniziarono a combattere contro le truppe francesi e soprattutto contro la legione polacca comandata dal generale Jan Henryk Dabrowski (i polacchi combattevano assieme ai francesi perché sognavano di avere finalmente una Polonia libera da russi, prussiani e austriaci).
Il Viva Maria Agli inizi di maggio si diffuse ad Arezzo più di una voce inerente al prossimo arrivo di truppe austriache e russe che avrebbero combattuto contro i francesi. In città scoppiò il caos e parte della popolazione scese in strada per combattere contro i francesi. Il 6 maggio le truppe napoleoniche furono cacciate e fu bruciato l’Albero della Libertà in Piazza Grande. I cittadini insorti giurarono la loro fedeltà al Granduca Ferdinando III. Fu solo il primo di una serie di episodi che toccarono l’intera provincia aretina e che videro fronteggiarsi più volte i franco-polacchi con queste cosiddette “bande”.
A Siena L’episodio più terribile avvenne però a Siena, il 28 giugno del 1799. Dopo avere occupato molte cittadine della provincia senese, le bande del Viva Maria riuscirono ad entrare anche in città: le cronache raccontano che la furia si riversò contro coloro che avevano aiutato i francesi a prendere e governare Siena e contro gli ebrei. Il motivo in questo caso era assai semplice: le truppe francesi furono le prime a riaprire il ghetto nel quale la comunità ebraica era costretta a vivere già da oltre 200 anni, abbattendo le porte del ghetto e bruciandole pubblicamente.
Il 28 giugno del 1799 molte abitazioni in città furono devastate, i palazzi Sergardi e Malavolti e quelli che erano stati abitati dagli ufficiali francesi furono saccheggiati. Ballet, che comandava i soldati transalpini, riuscì precipitosamente a trovare rifugio nella Fortezza medicea. L’episodio più grave avvenne nel ghetto: le bande entrarono nella zona che oggi costituisce parte della contrada della Torre e saccheggiarono svariate abitazioni. Tredici ebrei furono costretti ad uscire dalle loro case e poi furono bruciati vivi in Piazza del Campo, in un rogo alimentato anche dall’Albero della libertà.
Gennaro Groppa
"La Chiesa non può tornare indietro, penso a un successore in continuità". Lo ha detto…
"Papa Francesco ci ha lasciato. Ha concluso la sua esistenza terrena per iniziare la sua…
Saranno suonate alle 15 e alle 18 di oggi le campane di tutte le chiese…
Viabilità interrotta in via Girolamo Gigli all'altezza del semaforo con via Piccolomini per un incidente…
Il percorso museale di Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Mps, ospiterà dal 22 aprile al…
"Grazie Papa Francesco! E' il primo pensiero che desidero esprimere in questo giorno di grande…