Il 19 aprile 1770, in tarda serata, Giacomo Casanova arriva a Siena dove resta per alcuni giorni. Ad accompagnarlo nel soggiorno senese ci sono l’abate Giuseppe Ciaccheri, bibliotecario e vicerettore dell’Università, la poetessa Maria Fortuna e la marchesa Violante Chigi Zondadari. Tutto questo lo racconta lui stesso nella sua autobiografia “Histoire de ma vie”. Maria Fortuna era una delle figlie del Bargello (il magistrato di polizia) e viene ricordata perché era davvero bruttina ma bravissima nel comporre versi. Casanova accompagnato dal Ciaccheri a casa Fortuna si trovò a sostenere con Maria addirittura una sfida di improvvisazione e, sorpreso dalle doti letterarie della ragazza, non mancò di complimenti.
Altrettanto non poté fare per l’aspetto della ragazza così, racconta che una volta lasciata l’abitazione espresse il suo giudizio duro proprio al Ciaccheri, incorrendo in una clamorosa gaffe, dato che il Ciaccheri si dice fosse da sempre infatuato della giovane. Così Casanova, per non avvilire ulteriormente l’amante di cotanta bruttezza, fece spiritosamente appello alla propria esperienza, concludendo con la celebre espressione, “sublata lucerna” intendendo che, spento il lume, il piacere poteva sempre ricavarsi.
Casanova frequentò poi la marchesa Violante Chigi Zondadari, una vivace e ancora piacente vedova quarantasettenne, ricca di interessi, la cui grazia non passò inosservata al Casanova, fin dal primo incontro, avvenuto nel palazzo con affaccio su piazza del Campo. La schermaglia di corteggiamento è riportata nelle “Histoire” dove due si confrontano sui loro diversi approcci alla vita. Casanova dice che “la libertà di godere solo dell’attimo è una grazia concessami dal dio Apollo”. La nobildonna non è di questo avviso poiché “il piacere che scaturisce dai desideri e talvolta anche dai sospiri, è preferibile, perché infinitamente più vivo”. Giacomo capisce così che l’impresa amorosa non è facile. Si guadagna, tuttavia, un invito a pranzo per il giorno dopo nella villa della marchesa a Vicobello e qui, non senza qualche imbarazzo dell’abate Ciaccheri, la conversazione cade, nuovamente, sul talento e bruttezza della poetessa Fortuna, sul lavoro non troppo nobile del padre, sulla loro casa frequentata da gentaglia (e solo allora Casanova apprese di essere stato a casa del Bargello). La marchesa Violante, anche in questa occasione, fece mostra di charme e intelligenza e, il seduttore si accorse di essere stato sedotto. Perché Casanova, come dirà per giustificare quell’ennesimo invaghimento, più passavano gli anni (all’epoca ne aveva 45) e più era attratto non dalla materia, ma dall’intelletto delle donne perché “lo spirito diventava il tramite di cui i miei sensi affievoliti avevano bisogno per mettersi in movimento”. Già la sera prima, uscendo da palazzo Chigi Zondadari, Casanova aveva dichiarato a Ciaccheri che, preso dal fascino della marchesa, la sola donna che avrebbe frequentato durante il soggiorno senese sarebbe stata solo lei, “e poi sarebbe accaduto quel che a Dio fosse piaciuto”. Ma Violante non cedette alle lusinghe del seduttore e il 21 aprile, ancor prima di quanto stabilito ripartì alla volta di Roma.
Maura Martellucci
Roberto Cresti