Nella caserma dell’Arma di viale Bracci ci sono tre marescialli che hanno frequentato dei corsi e si sono specializzati nella delicata materia delle vessazioni subite dalle donne.
È l’ennesima volta dall’inizio dell’anno che una donna si rivolge ai carabinieri allo scopo di potersi difendere dalle vessazioni consumate da un marito, compagno, ex o aspirante deluso. Fatti che si consumano talvolta in ambito domestico con aggressioni fisiche e morali spesso assolutamente immotivate e comunque ingiustificabili. Normalmente i militari ascoltano la donna a verbale, raccolgono una denuncia-querela, cercano di sondarne la credibilità o possibili simulazioni sempre possibili e talvolta dimostrate. In qualche caso la storia familiare o coniugale è conosciuta, infarcita magari di liti e riconciliazioni, tanto da doversi chiedere come abbia potuto quella donna perdonare determinate cose. Magari ci sono i figli di mezzo o risorse di sussistenza troppo risicate. In molti casi sono i figli il motivo del competere e ci si combatte senza esclusione di colpi.
Ogni storia è diversa e le motivazioni del contendere possono essere le più disparate. In molte vicende invece la violenza è assolutamente gratuita, sostenuta solo da un’irrazionale volontà di prevalere. Così all’interno di una stazione carabinieri le versioni devono necessariamente essere analizzate, anche se poi ognuno dovrà prendersi la responsabilità di quanto dichiara. Nella caserma dell’Arma di viale Bracci ci sono tre marescialli che hanno frequentato dei corsi e si sono specializzati nella delicata materia delle vessazioni subite dalle donne. Certo prima di arrivare ai femminicidi è probabile che vi siano dei percorsi importanti, chiaramente rilevanti e visibili, e si potrà procedere per dei reati già gravi prima che si arrivi alle estreme conseguenze.
Molto spesso le donne vengono sottratte al pericolo, qualora imminente e non altrimenti evitabile. Occorrerà valutare l’interesse anche dei figli, di bambini per i quali interverranno altri soggetti istituzionali, a partire dal Tribunale dei Minori di Firenze. Le donne vengono indirizzate dai carabinieri ai centri antiviolenza come quello di Colle Val d’Elsa. Normalmente una donna che si rivolga alle Istituzioni trova una risposta adeguata ma qualche volta non ha il coraggio di farlo o ritiene di poter risolvere da sola. Una serie di comportamenti vessatori descritti e consumati in ambito familiare possono portare ad una denuncia per maltrattamenti in famiglia. Analoghe vessazioni ripetute fuori da un focolare domestico possono invece condurre a un’ipotesi di reato ancora abbastanza nuova, quella che volgarmente viene definita stalking e che nel codice penale è definita come “atti persecutori”. Entrambe le situazioni sono sanzionate molto gravemente dallo stesso codice e possono condurre al carcere.
L’ultimo episodio in ordine di tempo consumato nell’immediato hinterland senese è relativo ad una coppia di cittadini albanesi. Lui è un imprenditore di 53 anni che da anni ha trovato la propria fortuna in Italia. La sua donna, che in Italia lo ha seguito e che è originaria della stessa città da cui lui proviene, sabato scorso ha raccontato ai militari dell’Arma una storia infinita di vessazioni e di violenze sessuali. I carabinieri ora vigilano sulla sicurezza della donna in attesa delle determinazioni della magistratura senese. Già un solo ulteriore episodio potrebbe condurre l’uomo in carcere.