Il 4 novembre 1918, alle 15, il generale Diaz comanda il “cessate il fuoco”, l’armistizio siglato il giorno precedente a Villa Giusti (Padova) è definitivo. L’Italia ha sconfitto il potente esercito austro-ungarico. La Prima Guerra Mondiale è finita. La notizia si diffonde in tutta Italia ed a Siena è accolta dal suono del Campanone e dai doppi di tutte le campane della città. I senesi corrono in strada e nelle piazze, centinaia di persone si radunano e formano cortei spontanei, tra questi uno parte da Piazza Indipendenza e attraversando il centro arriva alla Lizza sotto la statua di Garibaldi, sventolano bandiere, suona la banda. Il giorno successivo i negozi chiudono, tutti hanno voglia di fare festa, la città è imbandierata e un corteo, ancora più numeroso di quello del giorno precedente, parte dal Municipio: ci sono tutte le rappresentanze delle associazioni, delle scuole, delle Contrade. Poi bisogna rendere grazie alla Madonna, protettrice di Siena, per cui l’8 novembre, in un duomo gremito all’inverosimile, si recita un solenne Te Deum di ringraziamento. I giornali dell’epoca, però, non mancano di evidenziare come l’organista abbia chiuso la cerimonia liturgica suonando la marcia reale lasciando così sbigottiti tutti i presenti. Anche le azioni delle istituzioni sono immediate: lo stesso 4 novembre si riunisce il consiglio comunale in seduta straordinaria e, “per inneggiare alla vittoria delle armi italiane e delle nazioni alleate”, il sindaco Emanuello Pannocchieschi d’Elci dà mandato alla Giunta di pensare a tutta una serie di iniziative per “solennizzare i faustissimi avvenimenti e perpetuarne il ricordo”.
La giunta si riunisce il 29 novembre e delibera quattro proposte che vengono approvate dal consiglio comunale nella seduta del 7 dicembre. La prima riguarda il cambiamento della toponomastica di alcune strade cittadine. Per celebrare la riannessione all’Italia di Trento e Trieste, riconquistate dalle truppe italiane proprio il fatidico 4 novembre, si propone di denominare “il tratto di Via Cavour dalla Croce del Travaglio a Via Cesare Battisti” via Trieste, e “il tratto di Via Ricasoli dalla Croce del Travaglio alla Via di Follonica” via Trento. Al re d’Italia in carica, Vittorio Emanuele III, si intitola la “Via Fiorentina da Porta Camollia fino alla strada per Vicobello” e, infine, “il piazzale situato all’ingresso del passeggio della Lizza tra Via Palestro e il Viale Curtatone” prende il nome di piazza Nazario Sauro, l’irredentista istriano impiccato per alto tradimento il 10 agosto 1916. La seconda proposta avanzata dalla Giunta comunale prevede che nell’atrio d’ingresso di Palazzo Comunale venga apposta la targa in bronzo con il “Bollettino della Vittoria” del Comando Supremo dell’Esercito Italiano firmato da Diaz. Il bollettino venne, di fatto, replicato in bronzo per essere installato in tutte le sedi dei municipi italiani ed in parte venne utilizzato il bronzo ricavato dai cannoni austriaci. La terza proposta avanzata in Giunta è quella di conferire ad alcuni grandi personaggi la cittadinanza onoraria di Siena: a Vittorio Emanuele Orlando, illustre Capo del Governo, “sotto il quale l’Italia ha compiuto la sua unità”; a Sidney Sonnino, Ministro degli Esteri, “per opera coraggiosa, tenace illuminata che svincolò Italia umiliante alleanza e l’ha condotta realizzare legittime aspirazioni nazionali”; ad Armando Diaz per le “eroiche gesta compiute valoroso nostro esercito”. L’ultima iniziativa comporta, infine, l’erogazione di un contributo di 3000 lire “alla sottoscrizione nazionale pro liberati e liberatori”. La deputazione del Monte dei Paschi non è da meno.
Si riunisce l’8 novembre e tra le varie elargizioni decise per celebrare la vittoria, ce ne sono molte in favore di senesi bisognosi: stabilisce di restituire tutti i beni di prima necessità che i senesi avevano messo in pegno negli anni di guerra e se pensiamo che tra questi ci sono letti e vestiario, abbiamo un segno tangibile della povertà e delle difficoltà in cui la popolazione si è trovata a vivere durante il conflitto. Da ricordare, inoltre, l’iniziativa senese per commemorare e onorare i moltissimi caduti della guerra del 1915-18: viene, infatti, costruito, invece dei “classici” monumenti in bronzo o marmo, un edificio per l’infanzia. Quello che poi sarà chiamato “l’Asilo Monumento”, alla Lizza, viene progettato nel 1921 dall’architetto Vittorio Mariani e la prima pietra è posta il 2 luglio 1922 alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia. I lavori terminano due anni dopo e l’inaugurazione avvenne il 28 settembre 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e del sindaco Vittorio Martini. E poi come sarebbe potuto mancare un Palio? Per carità, si aspetterà il 2 di luglio del 1919 (ora c’è da ricostruire una città sofferente, che ha perso molti suoi figli, che sta combattendo con gli stenti della guerra e dovrà affrontare il non facile periodo post-bellico) ma il 2 luglio arriva e dopo 5 anni di assenza, con grande commozione torna il tufo in Piazza e si istituisce un rito che si replica ancora oggi al termine di ogni Corteo Storico: la sbandierata della vittoria. L’idea di effettuare questa sbandierata, effettuata da un tamburino e un alfiere di tutte le Contrade, comprese le escluse dalla Carriera, viene proposta all’Amministrazione comunale da Augusto Pacini, che in questo modo intendeva salutare i soldati reduci dalla guerra, ospitati in un palco appositamente montato accanto a quello delle comparse. Il Drappellone, dedicato anch’esso, logicamente, alla fine dell’evento bellico viene dipinto da Aldo Piantini e vinto dal Leocorno con Ottorino Luschi, detto Cispa, sulla cavalla Giacca. Una notazione importante: negli anni di guerra si ferma il Palio, inteso come corsa, ma le Contrade, con le loro attività, soprattutto di assistenza (materiale e morale) alle famiglie continuano la loro attività, punto anche di incontro, di ritrovo, di scambio di notizie. Una famiglia quando parte della tua famiglia è lontana a combattere. Perché il Palio senza Contrade non ha senso, ma le Contrade senza Palio sì. E hanno un senso e lo hanno dimostrato.
Maura Martellucci
Roberto Cresti