L’Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana) ha pubblicato il 10 febbraio scorso una Nota sul turismo nella nostra regione, che – a mio parere – non ha ricevuto la giusta attenzione.
Il testo integrale lo trovate sul sito http://www.irpet.it/archives/58357 (scaricabile anche in formato pdf): sono appena nove pagine, ma dense di dati e di analisi. E per quanto non mi stanchi mai di ripetere che i dati statistici sul turismo – a livello locale come a livello internazionale – siano troppo approssimativi, sicuramente la Nota dell’IRPET ci pone davanti ad uno scenario che conferma la complessità del fenomeno in Toscana.
Il bilancio dell’anno 2020 in termini di pernottamenti si concentra sostanzialmente in questa frase: una componente ufficiale (strutture ricettive) che diminuisce intorno al -55.8%, del tutto in linea con quanto rileva Istat a livello nazionale, e una componente non ufficiale (turismo in case e appartamenti privati) che si riduce del -32,2%. In termini di soldi, il calcolo fatto secondo un modello matematico, impostato su quello usato da Banca d’Italia, parla di 5,8 miliardi di euro in meno. Un risultato astratto, e dunque non del tutto verificato sul campo, ma che certamente riflette sia la diminuzione assoluta della spesa di ciascun turista (di circa il 20% rispetto all’anno precedente), ma anche differenza di propensione di spesa fra stranieri (114 euro al giorno a persona) ed italiani (87 euro al giorno a persona), che nel 2020 sono stati più numerosi. Così come ha inciso la prevalenza di soggiorni in strutture extra-alberghiere, che hanno tendenzialmente pressi più bassi rispetto agli hotel.
Sul piano dei posti di lavoro, la Nota ci dice nei soli primi nove mesi dell’anno 2020 “mancano all’appello nei soli settori caratteristici del turismo circa 27.000 contratti strutturati (a tempo determinato, indeterminato, in apprendistato e in somministrazione). Ciò accade nonostante che l’intervento del Governo abbia bloccato i licenziamenti. Il saldo negativo è dunque costituito dai soli contratti non rinnovati e dai nuovi contratti non attivati”.
Metà di questi contratti mancano nelle città d’arte (14.000 su 27.000), e ben 8000 contratti in meno sono registrati nell’ambito fiorentino, che storicamente vale il 25% del turismo in Toscana. Pesante il bilancio anche nelle destinazioni balneari, con una perdita di 6.000 posizioni lavorative – di cui oltre 1.000 contratti in meno nella sola isola d’Elba – a dimostrazione che non sono bastati due mesi di tutto esaurito per garantire i livelli occupazionali.
Quello che questi numeri ci dicono è che l’adozione di una vera politica industriale per il turismo non può essere rinviata neppure di un giorno.
Roberto Guiggiani
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