Ranza, detenuto si laurea e lancia un messaggio: “Fateci studiare. Solo così diventiamo consapevoli dei nostri errori”

Un parallelismo tra la sua vita e quella di Ovidio ed il racconto di una vera e propria conversione che gli anno permesso, durante la detenzione, di scoprire la cultura come il suo personale mezzo di riscatto.

Muove su queste due linee la tesi “Sulla scia dell’Ovidio dei «Tristia»: eco (personali e) letterarie” di S.C., studente del Polo universitario penitenziario dell’Università di Siena ha conseguito, con lode, la laurea triennale in Studi letterari e filosofici al Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne.

“Imponete ai condannati di studiare. Lo studio acuisce la sensibilità, consentendo di maturare una consapevolezza degli errori commessi in passato, e indirizzarsi a nuovi e positivi orizzonti”, ha detto la persona, che era stata scelta come rappresentante degli studenti del polo penitenziario in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico a San Gimignano.

La discussione è avvenuta davanti ad una commissione composta dai docenti Carlo Caruso, Alessandro Fo (presidente e relatore della tesi), Filomena Giannotti, Pierluigi Pellini, con la partecipazione del professor Gianluca Navone (delegato del rettore al polo penitenziario) e della dottoressa Pina Sangiovanni (coordinatrice amministrativa del Polo universitario penitenziario).

L’elaborazione della tesi si è avvalsa anche del considerevole apporto di consigli e indicazioni fornito, in una costante serie di collegamenti da remoto, dalla dottoranda di ricerca del Centro antropologia e mondo antico, dottoressa Sofia Agnello, appartenente a un nutrito gruppo di volontari del dipartimento attivi a Ranza.

Grazie a un permesso accordato dalla sensibilità del magistrato di sorveglianza, il candidato ha potuto incontrare la commissione al complesso San Niccolò. La circostanza ha consentito la partecipazione di un folto pubblico, formato da personale del carcere di San Gimignano, sacerdoti e volontari dell’istituto, studenti tutor, amministrativi e docenti dell’Università e da familiari del laureando.

“La tesi muove dal provvedimento di relegazione sul Mar Nero da parte dell’imperatore Augusto nei confronti del poeta Ovidio, che di questo esilio scrive diffusamente nell’ultima fase della sua produzione. Il candidato, ravvisando alcuni paralleli fra quell’esperienza di sradicamento e la propria detenzione, ha esaminato alcuni romanzi di scrittori moderni che hanno variamente ricostruito, di fantasia, la vita condotta da Ovidio in quel mondo estremo. Contestualmente, in un importante capitolo autobiografico, ha ripercorso le sue vicende esistenziali, insistendo sulla vera e propria esperienza di conversione che ha costituito per lui la scoperta, in prigionia, della cultura come strumento di ricostruzione personale e di riscatto”, si spiega.

Al termine della proclamazione è stato proiettato un videomessaggio del rettore Roberto Di Pietra, che ha a sua volta vigorosamente sottolineato l’importanza dell’Università nei percorsi di recupero della popolazione detenuta, e il ruolo particolarmente efficace giocato dalle discipline umanistiche, che vantano il privilegio di trattare da vicino la bellezza e i valori morali e sociali.

Congratulandosi con il neolaureato S. C., il Rettore ha infine auspicato che egli possa intervenire di persona anche al graduation day previsto per il prossimo giugno.