Il fulmine a ciel sereno è arrivato tramite una telefonata da Firenze rivolta al sindaco di Monteroni d’Arbia Gabriele Berni, candidato al consiglio regionale per il Partito Democratico della provincia di Siena. Una candidatura forte, appoggiata sia dagli elettori che dal Partito, ed invece qualcosa ha scosso il Pd. Sta di fatto che Berni è stato sostituito, al suo posto è arrivato Stefano Betti, consigliere comunale di Cetone. Si è parlato di un vincolo tra la sua candidatura al consiglio regionale e la sua attività come sindaco di Monteroni. Niente di tutto questo: la volontà, a tratti inspiegabile, di sostituire Berni è arrivata direttamente dalla direzione regionale del PD.
“Sono stato liquidato con una telefonata e senza troppe spiegazioni – tuona Gabriele Berni -, adesso indagherò sulla vicenda. La mia candidatura era frutto di un progetto di rinascita per la provincia e per il partito stesso. Sta di fatto che, al momento, su sei rappresentanti PD della provincia di Siena, 3 non hanno mai raggiunto il quorum per la candidatura, eppure sono in lista. Rappresentiamo uno schieramento politico con un nome importante, ma di fronte a queste ambigue decisioni sarebbe meglio chiamarlo Partito a-democratico”.
Un progetto solido, che vedeva al centro dei punti programmatici, un nuovo volto alla provincia di Siena ed una credibilità ancora più forte per il Partito Democratico che su Siena resta ancora in svantaggio.
“Il mio progetto voleva conferire un nuovo volto del Partito Democratico – commenta -, rompere gli schemi tradizionali, distaccarsi dai classici accordi di palazzo, avere un maggiore dialogo con gli elettori. Invece è proprio con gli accordi di palazzo che sono stato fatto fuori. A questo punto speriamo che non si riveli un castello di sabbia che, come è successo a Siena, alla prima ventata violenta, le fondamenta vengono meno. La lista elettorale per la provincia di Siena mi delude, a questo punto appare sempre più chiaro che le volontà del PD regionale siano quelle di commissariare Siena, lasciandolo nelle mani di Firenze”.
Niccolò Bacarelli