Regionali, Marzucchi: “Il Paese si allontana dalla politica, serve una legge che ridia voce ai cittadini”

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Mauro Marzucchi, ex-vicesindaco ed ex consigliere comunale

Il dibattito e il confronto tra il partiti, e gli approfondimenti giornalistici sulle recenti elezioni regionali, hanno assunto dimensioni surreali. Vittorie che proiettano prospettive sulle prossime elezioni politiche, straordinari successi che vanno al di là delle speranze.

Futuri luminosi. Solo qua e là qualche sporadica riflessione su un astensionismo irrefrenabile, che aumenta ad ogni tornata, proiettando preoccupazione, almeno per chi ha a cuore il futuro democratico dell’Italia. Alcuni esempi del disastro annunciato: in Puglia le liste dei partiti hanno raccolto il 37,60% degli aventi diritto. Un po’ meglio il Veneto: 39% e la Campania: 40,40%. Mentre i presidenti, che guideranno la regione nei prossimi 5 anni, con poteri enormi (sanità), ottengono: De Caro il 26% , Stefani il 28,2%, Fico il 25,8%.

D’altronde fanno il paio con molti sindaci cui sono assegnati poteri quasi monarchici, talvolta con il 15% al primo turno e il 25/30% al ballottaggio. Non va meglio ai partiti. Lo “straordinario” successo della Lega in Veneto è ottenuto con il 14,14%, mentre gli altri partiti, compresi quelli “grandi” non superano mai il 10% in nessuna delle tre regioni che sono andate al voto.

E ottengono percentuali talvolta ridicole. Almeno in rapporto agli entusiasmi che le hanno accolte. Soffermarsi su questi dati che segnalano il sentimento degli italiani sarebbe più utile del desolante tentativo di presentare volti allegri e presunti successi. Le riforme delle leggi elettorali, hanno mostrato che l’unico scopo fosse quello di accentrare poteri, ed hanno allontanato molti cittadini dalla politica. Oggi oltre l’80% dei parlamentari è nominato dalle segreterie dei partiti. Interrotto ogni rapporto con la gente che non ha più un rappresentante politico cui riferirsi. Leadership televisive, peraltro quasi sempre non entusiasmanti, rafforzano il disinteresse.

La legge elettorale che si preannuncia manterrà la possibilità di nomina dei parlamentari, sottratta ancora al potere dei cittadini. D’altronde è l’unico modo in cui le segreterie possono governare comunità trasformate in poco più di comitati elettorali. Su questo possiamo essere certi che destra e sinistra, divise su tutto, troveranno operosa convergenza, sostenute dall’entusiasmo delle curve, uniche voci che si alzano dalla gente, che invece è sempre più disinteressata dallo spettacolo offerto. Ovvio che la fuga dal voto ha anche altre motivazioni. Incertezze, paure per un periodo di crisi (guerra, economia) internazionale che pensavamo non sarebbero mai tornate.

Influenze interessate sui social che condizionano parte della società, e altro ancora che dobbiamo affrontare tornando ad una politica che si confronta anche duramente, ma trova sintesi sugli interessi nazionali. E proprio sul problema della rappresentanza politica possiamo agire e tornare a far diventare protagonisti i cittadini con leggi elettorali che consentano loro davvero di scegliere. E riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica è un passo essenziale per il rilancio delle comunità e dell’Italia.

Mauro Marzucchi