Quarantamila euro in arrivo dal Mibact per il restauro della Cappella di Piazza, dopo le richieste avanzate dall’amministrazione comunale.
La Cappella vide la luce per la prima volta nel 1352 per ringraziare la Vergine Maria dello scampato pericolo della peste nera che aveva colpito la città nel 1348. La sua costruzione, iniziata da Domenico di Agostino, si protrasse a lungo: i pilastri d’angolo furono ricostruiti più volte e hanno assunto la loro forma attuale nel 1376 sotto la direzione di Giovanni di Cecco. All’epoca si trattava dei soli pilastri, con una semplice copertura a tetto. Le sculture inserite nelle nicchie gotiche dei pilastri furono eseguite solo fra il 1378 e il 1382 da Mariano d’Angelo Romanelli e Bartolomeo di Tommé detto Pizzino.
I marmi nel recinto laterale, decorati da un ornamento alla pisana databile al XIII secolo, forse provengono dall’antica vasca battesimale del Duomo, smantellata quando venne creato il battistero. I marmi sul fronte vennero rifatti nel 1846 da Enea Becheroni.
Sopra l’altare, tra il 1537 e il 1539, Il Sodoma affrescò la Madonna con il Figlio e Dio Padre, i cui resti si conservano oggi nel Museo civico all’interno del Palazzo Pubblico. Le cancellate in ferro battuto sono trecentesche.
La storia, riportata con dovizia di dettagli da Maura Martellucci e Roberto Cresti, ci riporta notizie anche di un antico restauro:
Il 2 febbraio 1718 la Balia delibera di riparare il tetto della cappella di Piazza danneggiato dalla caduta di una delle lupe in marmo poste sulla Torre del Mangia. Il danno era modesto, piccoli buchi rimediabili con poca spesa, ma nonostante ciò nacque un contenzioso tra la Biccherna e l’Opera Metropolitana su chi doveva accollarsi le spese. I restauri furono effettuati, ma non si sa chi sborsò il denaro necessario. Le 4 lupe attuali, in travertino, poste ai quattro angoli della seconda rocca della Torre del Mangia, risalgono al 1829, anno in cui furono sostituite quelle originali ormai a pezzi e malamente sostenute con debolissime imbrigliature.
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