L’avvento delle tecnologie digitali ha trasformato radicalmente le nostre vite, influenzando ogni aspetto della società, compresa l’istruzione.
Tuttavia, mentre i dispositivi come smartphone e tablet possono offrire innumerevoli opportunità di apprendimento e connettività se ben utilizzati, il loro uso eccessivo può causare danni significativi allo sviluppo sia psichico che fisico dei più giovani, compromettendo anche il rendimento in ambito scolastico: minore pensiero critico e capacità di attenzione, minore memoria a lungo termine e difficoltà nei processi decisionali e di comunicazione complessi.
Da un punto di vista psicologico, è essenziale considerare gli effetti negativi dell’utilizzo dei cellulari, tanto a scuola quanto a casa, e adottare misure appropriate per mitigarli.
L’uso inappropriato dei dispositivi elettronici inoltre, può non solo compromette le prestazioni accademiche, ma anche creare dipendenza, ansia, isolamento e depressione, oltre ad essere correlato con difficoltà nel prendere sonno che a sua volta può determinare decadimento cognitivo.
Lo scorretto utilizzo di smartphone e tablet può inoltre influenzare negativamente l’autostima e l’immagine corporea dei più giovani: non è un caso che i disturbi alimentari e quelli legati all’estatica siano esplosi tra gli adolescenti, negli ultimi anni. L’esposizione costante ai social media e ai contenuti online può portare a confronti dannosi e alla ricerca di approvazione esterna.
Di fronte a questi pericoli, è imperativo adottare misure concrete per limitare l’uso dei cellulari a scuola e promuovere un ambiente più sano per gli studenti. In che modo? Pensando a regole chiare, condivise tra istituzioni, scuole e famiglie, per l’uso dei dispositivi elettronici da applicare a partire dai primi cicli di istruzione (scuola materna, scuole primarie e secondarie di primo grado).
Le regole potrebbero essere: incentivare l’esplorazione degli ambienti esterni e favorire lo sviluppo psicomotorio dei primi 1000 giorni di vita, senza l’ausilio di dispositivi elettronici prima della scuola primaria; favorire un ambiente di apprendimento maggiormente stimolante, evitando il digitale nelle aule, per contrastare la distrazione; tra i 4 e i 10 anni di vita, consentire per brevi periodi (massimo 30’ al giorno) l’accesso alla rete in presenza di un adulto, per proteggere i bambini dai potenziali pericoli online e promuovere un utilizzo responsabile della tecnologia; profili social solamente dopo i 14 anni, per limitare l’esposizione dei giovani agli aspetti negativi dei social media e dei contenuti online; a casa, tra i 10 e i 14 anni, non più di un’ora al giorno di fronte agli schermi (che sia gioco o attività di studio), per incoraggiare un equilibrio sano tra tempo trascorso online e offline; giornate di digiuno digitale per tutta la famiglia, per promuovere il dialogo durante il tempo trascorso insieme senza l’interferenza dei dispositivi elettronici.
Questi esempi di possibili regole, non solo aiuterebbero a proteggere la salute mentale e il benessere degli studenti, ma potrebbero anche promuovere una cultura della consapevolezza nell’utilizzo della tecnologia.
Un patto simile potrebbe portare benefici sia dentro le aule che fuori da scuola, offrendo regole chiare e concrete per gli studenti e le loro famiglie. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo mitigare gli effetti negativi dell’utilizzo dei cellulari a scuola e creare un ambiente di apprendimento ottimale per le generazioni future.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Psicologia, Sessuologo, Psico Oncologo e Ricercatore del Centro di Terapia Strategica
www.jacopogrisolaghi.com
IG @dr.jacopo.grisolaghi
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