Perplessità e preoccupazione. Sono queste le parole che i giovani medici del servizio di Assistenza primaria a rapporto orario (Apo, ex Guardia Medica) del territorio senese usano per parlare del futuro della sanità territoriale. A creare questi inquietudini c’è la proposta di riforma nota come “progetto H16”. Questa riforma, in discussione da diversi anni, prevede una radicale trasformazione dell’attuale organizzazione del servizio, soprattutto per quanto concerne l’assistenza nelle ore notturne.
“Siamo orgogliosi del nostro ruolo di medici nel servizio di guardia medica”, dichiarano i giovani professionisti. “Lavoriamo con dedizione dalle 20 alle 8 nei giorni feriali, e per 24 ore consecutive durante le festività e i prefestivi, spesso in condizioni climatiche avverse e in sedi isolate, con mezzi limitati e infrastrutture sanitarie carenti. Nonostante ciò, affrontiamo il nostro compito con passione e serietà. I casi che ci troviamo davanti non sono banali o facilmente gestibili e anche le cosiddette urgenze non differibili richiedono un giudizio clinico rapido e competente. Il nostro lavoro consiste nel decidere se il paziente può essere curato a casa o necessita di un intervento più avanzato, senza perdere preziose ore per la sua salute . Questo aspetto del servizio rappresenta la vera essenza della continuità assistenziale e della collaborazione tra le figure mediche del territorio e quelle ospedaliere”.
“Il motivo principale di preoccupazione è il piano di riforma che prevede la riduzione del servizio notturno da 12 a 4 ore, dalle 20 alle 24 – aggiungono –, mentre le 8 ore rimanenti dovrebbero essere recuperate con una sorta di una guardia medica diurna. Dopo la mezzanotte, un unico medico resterebbe di guardia per tutta la provincia, fornendo solo consulenze telefoniche. Un approccio del genere non solo aumenta il rischio medico-legale, ma penalizza gravemente i pazienti che necessitano di una visita urgente. Inoltre, l’accorpamento delle postazioni proposto rischia di compromettere ulteriormente la qualità dell’assistenza. Le attuali postazioni di guardia medica coprono già territori molto estesi. Ampliando ulteriormente queste aree, si rischia di perdere la prossimità al paziente, con un inevitabile rallentamento dell’efficienza sanitaria. Situazioni come le constatazioni di decesso, l’assistenza nelle Rsa e nelle strutture carcerarie, e la gestione di pazienti non residenti (tra cui turisti e studenti fuori sede) potrebbero diventare difficilmente gestibili. Chi si occuperà di questi compiti nelle ore scoperte dal servizio di guardia medica? Il 118?”.
“Ad aggravare la situazione, molti dei medici attualmente impiegati nella guardia medica sono già impegnati come specializzandi ospedalieri o medici di medicina generale, il che renderebbe impraticabile la copertura dei turni, sia per le attività di sole 4 ore nelle fasce serali che per eventuali turni diurni. Le conseguenze sono facilmente prevedibili: scopertura delle postazioni a 4 ore, aumento delle dimissioni e dei trasferimenti, e un massiccio riversamento dei pazienti verso i servizi di emergenza e i pronto soccorso, che andrebbero incontro a un collasso ancora più grave di quello attuale” avvertono ancora i medici.
“L’unica soluzione per garantire una continuità dell’assistenza sanitaria h24, 7 giorni su 7, è quella di rendere il servizio di guardia medica dignitoso e attrattivo per i medici – concludono –. Abbiamo letto che la riforma dovrebbe migliorare il filtro del territorio e alleggerire la pressione sui pronto soccorso. Ma, a nostro avviso, la direzione sembra essere opposta: allontanare l’assistenza dai cittadini e allontanare i medici da questo lavoro, aumentando la carenza di personale”.
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