Riscaldamento, a Siena gli impianti più vecchi della Toscana, carbone e gasolio vanno sostituiti

In Toscana la Regione ha istituito il “Sistema informativo regionale sull’efficienza energetica” (SIERT) che comprende l’archivio informatico degli attestati di prestazione energetica, gli elenchi dei soggetti certificatori e degli ispettori degli impianti termici nonché il catasto degli impianti di climatizzazione.

A decorrere dal gennaio 2019 la Regione Toscana si avvale dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR) S.p.A. per la gestione del SIERT nel quale è compreso il CIT (Catasto Impianti Termici), dedicato ai controlli di efficienza energetica degli impianti termici, di climatizzazione invernale e/o estiva.

Le emissioni degli impianti di riscaldamento sono assai rilevanti anche ai fini della determinazione della qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. E’ ormai riconosciuto in modo abbastanza chiaro che le emissioni degli impianti di riscaldamento costituiscono una delle principali fonti di produzione delle polveri fini (PM10 e PM2,5) che influiscono assai negativamente sulla nostra salute. Non a caso l’efficientamento energetico degli edifici costituisce una delle leve più importanti dell’impegno per la transizione ecologica.

Per quanto riguarda il PM10, i dati aggiornati dell’inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (IRSE) della Toscana mostrano come gli impianti di riscaldamento domestico producano il 73% di tutto il PM10 emesso rispetto al 58% a livello nazionale.

Studi scientifici che hanno effettuato comparazione delle caratteristiche emissive di apparecchi per utenze domestiche per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria alimentati con diversi combustibili hanno mostrato una marcata differenza fra i vari combustibili, con un incremento progressivo di due ordini di grandezza nelle emissioni di PM passando dai combustibili gassosi (metano) e il gasolio al pellet e di un altro passando dal pellet alla legna da ardere. Così come sono rilevanti le caratteristiche tecniche degli apparecchi a pellet e la qualità del pellet impiegato e dell’invecchiamento e della manutenzione degli apparecchi a pellet sulle emissioni inquinanti da essi prodotte.

Complessivamente sono presenti nel Catasto i dati relativi ad 1 milione ed ottocentomila impianti di riscaldamento domestico presenti in Toscana. Il 97% di questi impianti è alimentato a metano o gpl, circa 23mila (1,3%) a combustibili liquidi (gasolio ed olio combustibile) e circa 34mila a combustibili solidi (carbone, legna, pellett, ecc.).

In provincia di Siena sono censiti circa 173mila impianti di riscaldamento domestico. L’ 86,5%% sono alimentati a metano ed il 9,7% a gpl, con combustibili liquidi (gasolio ed olio combustibile il 2,2%) e l’1,7% con biomasse (legna e pellet).

La provincia ha il primato negativo della percentuale di impianti più vecchi di 15 anni: 57% rispetto alla media regionale del 43%.

Grosseto è la provincia, dopo Grosseto e Lucca, con la percentuale più elevata di impianti a gasolio, in valore assoluto sono 3.747 (e 4 quelli ad olio combustibile), mentre – sempre in percentuale – è al di sotto della media regionale per gli impianti a combustibili solidi, soprattutto quelli a legna e pellet che sono comunque 2.911, mentre quelli a carbone sono 9.

In valore assoluto il maggior numero di impianti che producono più polveri (alimentati cioè a combustibili liquidi e solidi) sono a Piancastagnaio, 792, in percentuale sono il 54,8%. In termini assoluti la maggiore concentrazione di impianti termici di questo tipo si trova poi ad Abbadia San Salvatore, 537, dove costituiscono il 16,6% del totale. Seguono Montepulciano con 533 (6,2%), San Gimignano con 385 (6,9%), Siena con 290 (0,8%), Chiusi con 273 (5,2%), Poggibonsi con 258 (1,5%) e via via tutti gli altri.

In termini percentuali invece i numeri più elevati si trovano, oltre che a Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore, a Monticiano (21,4%), Radicondoli e San Casciano dei Bagni (13,5%).

Si tratta di numeri che indicano quali iniziative dovrebbero essere intraprese dalle amministrazioni locali: in primo luogo sarebbe necessario una azione mirata nei confronti degli impianti a olio combustibile, gasolio e carbone. Si tratta di sistemi ormai obsoleti ed altamente inquinanti (anche se sorprendentemente dai dati emerge che negli ultimi 15 anni sono stati istallati quasi mille impianti di questo tipo (quasi tutti a gasolio), da sostituire con sistemi coerenti con l’auspicata “transizione ecologica”.

Il secondo aspetto, più complesso, riguarda gli impianti a combustibili solidi rinnovabili (legna e pellet). Anche in questo caso occorrono azioni che tendano a scoraggiarne l’impiego ed a favorire il passaggio a sistemi meno inquinanti.

Per approfondimenti e dati di dettagli: https://ambientenonsolo.com/gli-impianti-di-riscaldamento-in-toscana/

Marco Talluri *

*Marco Talluri è un giornalista e comunicatore, attivo sul blog Ambientenonsolo. Ha lavorato dal 1978 nel campo della comunicazione e informazione, prima, dal 1988 al 2003, come responsabile di ATAF, azienda di trasporto pubblico, poi, dal 2003 a fine marzo 2021, di ARPAT, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. In tale veste ha coordinato dal 2015 la rete dei comunicatori del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA). È stato direttore responsabile di Nonsolobus, pubblicazione informativa di ATAF e di Arpatnews, notiziario quotidiano ARPAT. È stato vice direttore della rivista mensile “Trasporti pubblici” di Asstra, associazione nazionale delle aziende di trasporto pubblico, nonché coordinatore della redazione di Ambienteinforma, notiziario del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, e del sito web SNPA; fa parte del Comitato editoriale della rivista bimestrale Ecoscienza.

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