Rischio accorpamenti per la San Bernardino e l’istituto Folgore: la FLC CGIL in piazza contro il piano scuola

Due istituti del territorio di Siena e provincia rischiano l’accorpamento nel nuovo piano regionale di dimensionamento scolastico. Si tratta del comprensivo San Bernardino da Siena e del comprensivo Folgore di San Gimignano, entrambi finiti nell’elenco dei sedici plessi toscani destinati a confluire in altre scuole.

“Sul nostro territorio — spiega Chiara Magini, segretaria FLC CGIL Siena — non solo si è deciso di accorpare, ma addirittura di smembrare: nel caso della San Bernardino la scuola media andrebbe con un istituto, mentre primaria e infanzia con un altro. È una scelta che spezza la continuità didattica e cancella anni di progettualità territoriale”.

Nel mirino anche l’accorpamento tra la Folgore di San Gimignano e un istituto di Poggibonsi, oltre al possibile coinvolgimento del Mattioli con il plesso di Colle Verde. “A noi — aggiunge Magini — sembra una violazione del diritto degli studenti a restare all’interno di un percorso educativo unitario. Le famiglie dovrebbero spostarsi altrove solo per esigenze amministrative: è inaccettabile”.

 

 

La FLC CGIL denuncia inoltre la logica numerica che guida il piano regionale. “Si parla di ottimizzare i dirigenti scolastici e i DSGA, ma dietro c’è il rischio concreto di perdere posti di lavoro. L’accorpamento non nasce da criteri didattici, ma dal contingente fissato con la riforma del PNRR: meno presidi, meno personale, scuole più grandi e ingestibili”.

Da qui la partecipazione della sigla senese al presidio regionale che si è svolto oggi a Firenze, davanti alla Prefettura in via Cavour. La richiesta è duplice: che il governo ritiri il piano degli accorpamenti e che la Regione Toscana faccia un passo indietro sulla delibera approvata il 27 ottobre.

“Chiediamo che siano rispettati gli impegni presi in campagna elettorale — conclude Magini —. Ci era stato promesso che la Toscana avrebbe continuato a opporsi alle politiche del governo sull’istruzione. Invece oggi assistiamo a scelte che penalizzano territori e scuole che funzionano. Difendere la scuola pubblica significa difendere le comunità che la tengono viva”.

MC