Se fai le cose con assoluta nonchalance nessuno si accorge di te. Fare cose strane in modo perfettamente normale può essere di grande aiuto in certi momenti anomali. Questo dovevano aver pensato i due giovani, un muratore tunisino e uno studente universitario italiano rispettivamente di 32 e 26 anni, che andavano caricando su un’autovettura uno scooter appena rubato a Siena in viale Mazzini.
In effetti i militari dell’autoradio del NORM, nel transitare su quell’arteria cittadina avevano fotografato l’immagine di quei due signori affaccendati ad infilare il ciclomotore nel bagagliaio della loro macchina, dopo aver presumibilmente abbattuto i sedili posteriori del mezzo, ma inizialmente non ci avevano fatto troppo caso. Uno scooter non marciante poteva benissimo essere caricato in un baule per essere portato dal meccanico.
Dopo pochi secondi, riflettendo sulla scena, avevano concluso che il tutto non era normale per diversi motivi. Chi ama la propria auto non ci carica sopra un ciclomotore e i meccanici di domenica sera sono normalmente chiusi. Inoltre l’atteggiamento dei due era furtivo, imbarazzato e frettoloso. Insomma, la scena che avevano intravisto non era regolare, usuale. I due militari si davano una rapida occhiata, concordavano con poche parole il da farsi, giungevano al primo punto utile ove compiere un’inversione di marcia e piombavano sui due con la loro gazzella, scendendo in rapida successione dall’autovettura per bloccare i due sconosciuti.
Quella moto era stata rubata pochi istanti prima nella stessa via, da una rientranza della strada, nella quale il legittimo proprietario l’aveva fiduciosamente parcheggiata. Giunti in caserma i due fermati si scaricavano reciprocamente le colpe. L’auto risultava essere di proprietà della sorella del tunisino, così questi dichiarava di essersi fermato per aiutare l’italiano che aveva problemi col proprio ciclomotore non marciante: versione molto poco credibile invero, ma la colpa, come tutti sanno, è morta zitella, nessuno se la piglia. Non se la prendeva neanche l’italiano che asseriva di essersi fermato ad aiutare quel povero straniero che cercava di infilare lo scooter nella propria autovettura, perché da solo non ce la poteva fare. Davvero encomiabile questa volontà di aiutare gli immigrati!
Per equità d’intenti i carabinieri li arrestavano entrambi e li chiudevano nelle camere di sicurezza di Viale Bracci, in attesa del processo con rito direttissimo che si svolgerà stamattina al Palazzo di Giustizia di Siena. Lo scooter è stato restituito al proprietario, è stato danneggiato sulla fiancata destra nelle operazioni di caricamento sull’autovettura, un’ulteriore conferma della mala fede dei due.
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