Rubava dalla cassetta delle elemosine e non per la vocazione da Robin Hood. Scoperto da un turista coreano, intervengono i carabinieri
“Chiedo scusa ma non potete disturbarmi mentre sono raccolto in preghiera!” – così sbottava contro i Carabinieri il cinquantanovenne ascolano che aveva appena sottratto 80 euro dalle cassette dell’elemosina nella Chiesa di San Biagio in Montepulciano. Mentre una comitiva di turisti coreani, con tanto di guida, si astraeva nell’ammirare le opere d’arte del santuario, egli munito di un metro pieghevole in legno e di nastro biadesivo, nel buio di una cappella andava pescando banconote di piccolo taglio e monete dal contenitore delle offerte, semplicemente infilando quel supporto malandrino nell’apposito pertugio. Il denaro usciva da dov’era entrato alla faccia del prete e del Santo. Ma il ladro sacrilego in trasferta non si era fatto tanti problemi, ritenendo di non poter essere osservato, proseguiva imperterrito nella propria opera. Ed invece uno degli ospiti orientali si dimostrava non affetto dalla sindrome di Stendhal e molto presente a se stesso. Sia pur di sfuggita coglieva l’armeggiare del malintenzionato e, tramite guida turistica, lanciava l’allarme. Un sagrestano chiamava il giovane parroco che si collegava subito tramite smartphone al sistema interno di videosorveglianza. Il trentacinquenne sacerdote poteva così osservare in diretta l’azione criminosa e chiamava i Carabinieri al 112. Mentre il ladro proseguiva meticoloso ed imperterrito allo svuotamento delle cassette dell’elemosina, sicuro di non poter essere visto, contando forse sull’ingenuità di quegli stranieri, uno di essi lo osservava.
“Anche in Corea rubare è reato!” – chiarirà l’ospite orientale in perfetto inglese. Giungevano quindi in perfetta sincronia il parroco e una pattuglia dei carabinieri di Chianciano che si trovavano in zona per altri motivi. Avendo osservato il sopraggiungere deciso dei rappresentanti della Benemerita, il nostro Arsenio Lupin, ripiegava rapidamente il metro, se lo infilava in tasca e, inginocchiatosi, si raccoglieva in assorta preghiera, nella speranza di gabbare il Santo a cui si era rivolto e i carabinieri. Ma i Militari dell’Arma lo perquisivano in sagrestia, giusto per garantire il dovuto rispetto dei luoghi. Gli trovavano addosso la refurtiva, ottanta euro in banconote e monete, nonché lo strumento non troppo tecnologico, ma comunque molto efficace, col quale si era dato all’estrazione del danaro. Il malcapitato si prodigava in scuse, ma l’utilizzo del mezzo fraudolento per l’effettuazione del furto rendeva obbligatorio l’arresto. A dispetto dell’atteggiamento dimesso di quel signore e della richiesta di grazia, emergeva poi dalla banca dati che egli aveva ricevuto molte denunce in tutta Italia per episodi analoghi. Non era la prima, ne probabilmente sarà l’ultima volta, in cui egli si sia trovato in questa situazione. In attesa del rito direttissimo col quale verrà giudicato dalla magistratura senese, dovrà permanere nelle camere di sicurezza dei Carabinieri di Montepulciano, dove potrà riflettere sul progresso tecnologico che, purtroppo per lui, ha ormai investito anche i preti di provincia.
(foto di archivio)