Salviamo il Conolly, salviamo la nostra storia

Dopo la sollecitazione lanciata dal Governo con l’indirizzo mail bellezza@governo.it, un gruppo di privati cittadini senesi si è subito mosso per sollecitare l’interesse pubblico sul padiglione Conolly e sull’intera valle di Porta Giustizia, che da tempo vertono in grave stato di degrado.

E’ partita la raccolta firme per il progetto che verrà inviato a bellezza@governo.it, l’indirizzo mail proposto dal Governo per raccogliere le segnalazioni dei cittadini, tra le quali saranno scelti i progetti a cui destinare i 150 milioni messi a disposizione. La raccolta firme per recuperare il Conolly ha visto aderire già 100 persone in un solo pomeriggio e c’è tempo fino al 31 maggio per firmare mandando una mail di adesione ad Andrea Friscelli a fandriel@gmail.com.

 

Riproviamoci.
Già in passato abbiamo costituito comitati, raccolto firme, sollecitato l’interesse intorno alla vicenda del Conolly, e dell’intera valle di Porta Giustizia, senza per la verità ottenere grandi risultati. La sollecitazione lanciata in questi giorni dal governo attraverso bellezza@governo.it (l’indirizzo mail si propone di raccogliere, fino al 31 maggio, le segnalazioni di chiunque voglia recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività luoghi culturali dimenticati) ci ha “stuzzicato”, rinnovando la nostra passione intorno ad un progetto di recupero che sarebbe importante per questa città.
Perché recuperare il padiglione Connolly, la Farmacia e più in generale accrescere il significato dell’intera valle di Porta Giustizia? Innanzi tutto perché, tranne la valle che, gestita dalla cooperativa La Proposta, si trova in un ottimo stato, i due edifici ricordati giacciono in uno stato di penoso degrado, al limite del crollo che cancellerebbe in maniera definitiva la densità di storie, memorie e temi culturali che in quei mattoni risiedono. Perderli vorrebbe dire amputare per sempre una parte della storia della nostra città.

 

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Il padiglione Conolly è uno dei pochi esempi italiani di costruzione di un panopticon, secondo le modalità suggerite dall’illuminista Bentham. E’ stato pensato e realizzato negli ultimi anni dell’Ottocento, in modo da accogliere i malati ritenuti più pericolosi e ingestibili, ottimizzandone, attraverso la particolare forma architettonica, il controllo che poteva avvenire con un solo sguardo.
I temi che aleggiano intorno all’edificio sono naturalmente quelli dell’esclusione sociale, della devianza, della sua gestione e controllo, ma se si allarga lo sguardo all’intera valle e alle vicende storiche che lì si sono svolte fin dal Medioevo, tocchiamo temi come quelli dell’accoglienza degli immigrati, della peste e del contagio (nelle sue varie possibili forme) della giustizia e della sua gestione, dell’attribuzione delle pene, dei tentativi di curare in vari modi un’umanità sofferente ma “sgradita”.
Sono questi temi culturali che hanno, come si può capire, una loro stringente attualità. E allora perché perdere l’occasione di creare in quel padiglione, restaurato e rimesso a disposizione del pubblico, il naturale contenitore culturale di queste dinamiche? Da un lato il Conolly deve servire come sicuro deposito della memoria storica del manicomio. Lì potrebbe trovare spazio l’archivio delle cartelle cliniche e del materiale amministrativo, documenti che, opportunamente trattati, possono essere la fonte di molte ricerche. Dall’altra quell’edificio, insieme all’elegante Farmacia, potrebbe essere la sede di eventi culturali, di spettacoli e di qualunque altra cosa possa “girare” intorno ai temi sopra ricordati e agli altri che si possono aggiungere.

 

In fondo c’è un filo sottile ma evidente che lega questa parte della città alle vicende del Santa Maria della Scala di cui oggi si discute il destino. Allora sarebbe opportuno non perdere i pezzi di una storia che, se compresa nella sua interezza, potrebbe fare di Siena un esempio paradigmatico. Del resto Siena non è solo Medioevo e quindi fissare, puntualizzare e valorizzare anche le storie molto posteriori può servire a differenziare le varie offerte turistiche che sono la risorsa forse più importante di questo nostro territorio.
Gli sforzi da fare, per primo quello economico, per ottenere questi risultati sono moltissimi e per la verità gli estensori e primi firmatari di quest’appello non si fanno troppe illusioni sulla possibilità che la richiesta sia ascoltata e poi finanziata, ma è anche vero che se non si partecipa, sicuramente nessuno ci sentirà. Forse l’unica speranza è che le firme, sotto all’appello, siano numerose, molto numerose. Per questo chiediamo a tutti quelli che sono interessati a questi temi o che già li conoscono, di firmare insieme con noi. Abbiamo dieci giorni di tempo per raccogliere quante più firme possibile prima di spedire il tutto a bellezza@governo.it.