Sono di quattro milioni e mezzo di euro le risorse che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha stanziato per la realizzazione del museo di San Casciano dei Bagni e la prosecuzione degli scavi.
L’annuncio è arrivato alla presentazione della mostra ‘Gli Dei ritornano – i bronzi di San Casciano’, che è stata inaugurata al Museo archeologico nazionale di Napoli.
Il nuovo museo nazionale avrà sede nel palazzo dell’Arcipretura di San Casciano dei Bagni, acquistato dal Mic con il rogito del 19 giugno 2023, e ospiterà i reperti provenienti dallo scavo del Bagno Grande, dalle ricognizioni archeologiche e dalle collezioni storiche del territorio
“Si realizza un matrimonio felice tra quello che gli esperti ritengono uno dei più importanti musei archeologici e quello che gli esperti affermano essere il più importante ritrovamento di archeologia sul territorio nazionale dopo i Bronzi di Riace”, ha detto Sanguliano sulla mostra. “È quasi un dialogo tra due momenti dell’antichità – spiega Sangiuliano – il mondo etruscoromano e quello greco-romano”.
Una statua che rappresenta una figura femminile con le mani aperte, in segno di preghiera; la base di un donario in travertino, con un’iscrizione bilingue in etrusco e latino, documento eccezionale dell’uso pubblico dell’etrusco anche all’inizio dell’età augustea; ma anche numerosi nuovi bronzi, che raffigurano pratiche religiose e rituali, tra cui raffigurazioni di ex-voto anatomici. Sono questi i reperti inediti, che impreziosiscono ancora di più l’esposizione che presenta al pubblico gli straordinari ritrovamenti effettuati nell’estate del 2022 e le novità venute alla luce lo scorso anno nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano.
L’allestimento del Mann offre la possibilità di ammirare i nuovi reperti arrivati dallo scavo della scorsa estate. L’esposizione è il frutto della collaborazione di più istituzioni pubbliche.
Tra gli inediti c’è la cosiddetta ‘devota orante’. La donna indossa un chitone e un mantello e il suo viso è incorniciato da una chioma finemente pettinata e lunghe ed eleganti trecce che cadono sul petto. La scultura rimanda a figure diffuse sin dalla prima età ellenistica e può essere datata alla metà del II secolo avanti Cristo.
Il manufatto è stato rinvenuto all’interno della ‘vasca sacra’ ed era deposta a testa in giù, come a voler rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale. Il secondo reperto inedito, la base del donario in travertino, è particolarmente significativo per l’iscrizione bilingue, metà in etrusco, metà in latino, che si può tradurre con la frase ‘Io sono il Nume della Fonte’ oppure ‘Io sono il Fonte Caldo’. A parlare sarebbe la divinità stessa, rappresentata al di sopra della base del donario
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