Seguo con grande attenzione, e curiosità, il tentativo avviato da un folto gruppo di albergatori di San Gimignano per innovare l’immagine ed i contenuti della loro destinazione turistica.
Un progetto serio e strutturato – coordinato da Luisella Bartali, responsabile turismo di Confcommercio Siena – che è partito con un corso di formazione affidato a due fuoriclasse come Mirko Lalli ed Emma Taveri e che proprio ieri, giovedì 28 gennaio, è approdato su Facebook con il primo di sei appuntamenti in diretta. Che hanno proprio lo scopo di dialogare alla luce del sole “dei valori su cui lavorare, dei nuovi target a cui rivolgersi, dei nuovi strumenti da usare per promuovere il brand San Gimignano”.
Appunto, San Gimignano. Ovvero una delle destinazioni toscane più conosciute nel mondo e visitata ogni anno da milioni di persone, fino ad avere avuto un eccesso di pubblico durante l’alta stagione. Ma consapevole, già prima di questo anno di pandemia, che la immagine di “Manhattan del Medioevo” per le sue meravigliose torri era bella e facile, ma non poteva più garantire un ruolo di protagonista sul mercato internazionale. Né poteva più essere sufficiente proclamarsi la terra della Vernaccia di San Gimignano, primo vino italiano a ricevere la DOC (denominazione di origine italiana), certo, ma nell’ormai lontanissimo 1966.
La pausa forzata imposta dal Covid-19 ha dato – qui come altrove – una fortissima accelerazione verso il cambiamento e l’innovazione, che non può che avere come protagonisti principali proprio gli operatori della filiera turistica, che ogni giorno stanno sulla trincea del mercato, a diretto contatto con i turisti. Una consapevolezza così forte da far loro coniare proprio il titolo “la destinazione siamo noi”.
Il laboratorio San Gimignano diventa quindi interessante, e sicuramente utile anche per altre città, proprio perché riguarda una destinazione turistica di massima visibilità e grandi afflussi consolidati negli anni. Le parole chiave su cui stanno lavorando sono tante: sicurezza, accoglienza, chilometro zero, outdoor, autenticità, sostenibilità, ricaricarsi in natura, benessere, smart working, trasformazione, comunicazione e disconnessione. Tante, forse anche troppe, perché poi bisognerà decidere su quali terreni la città ed il suo territorio possono mettere concretamente in campo quei servizi di accoglienza – di qualità ed in linea con le richieste dei turisti – che possono avere veramente successo.
Ma lo spirito mi sembra quello giusto: cambiare pelle, per costruire attivamente i flussi turistici prossimi futuri, senza più subire passivamente un turismo incantato dalla bellezza di San Gimignano, ma alla fine distratto e superficiale, che non vive a pieno la città ed il suo territorio e genera un impatto economico inferiore alle potenzialità ed alle aspettative.
Roberto Guiggiani