Il comitato dei cittadini di San Giovanni d’Asso interviene sulla protesta degli immigrati e sulla realtà che si vive ogni giorno nel comune
Allarmismo no, attenzione alta sì. Perché i focolai che prendono vita e che per ora sembra vengano ‘spenti’ in tempo, possono nascondere un malessere molto più profondo. Un collasso, oltre che di spazi fisici, anche di sopportazione da parte dei cittadini. Anche in una provincia come quella senese, che dell’accoglienza fa giustamente un vanto per il tessuto sociale coeso e per il senso civico e altruista radicato. Anche in un territorio come quello del sud di questa provincia, ultimo lembo geografico ma tra i primi e più conosciuti nel mondo per la bellezza da cartolina: San Giovanni d’Asso.
Proprio qui, nell’antico castello che in questo periodo si prepara ad aprirsi al mondo con il prezioso tartufo bianco, qui dove si valuta di unire – con un referendum – due Comuni di élite come Montalcino e San Giovanni d’Asso, Brunello e tartufo gioia dei palati di ogni angolo di mondo, va in scena l’episodio della protesta da parte degli immigrati ospitati dalla struttura alberghiera L’Abbeveratoio.
Una protesta dovuta alla mancata ricezione del buono spesa, che ha fatto contare alcuni danni economici al proprietario della struttura – è stata divelta una staccionata, danneggiati sedie, tavoli, stoviglie – e portato i carabinieri a intervenire e denunciare a piede libero sette uomini, africani, tra i venti e i trent’anni.
A questo punto interviene il Comitato per la difesa del territorio di San Giovanni d’Asso, composto da oltre un centinaio di cittadini – la maggior parte degli abitanti del comune – che già nei mesi scorsi aveva portato all’attenzione la questione degli immigrati. E non certo per razzismo ma per un’ospitalità non adeguata: “Abbiamo evidenziato la non idoneità dei locali che ospitano gli immigrati – è il commento del Comitato attraverso una nota stampa ufficiale e per voce del presidente, Massimo Ravanelli – abbiamo denunciato scarichi fognari irregolari che defluivano direttamente sulla strada pubblica e nei terreni circostanti, una vera e propria latrina a cielo aperto. L’amministrazione comunale è stata sollecitata ad intervenire e abbiamo anche depositato un esposto in Procura per evidenziare questi problemi. Tanto che due ordinanze hanno portato poi alla sistemazione (anche se non completa) dello scarico fognario”.
Alla luce dei nuovi eventi, il Comitato mette in luce con forza la preoccupazione degli abitanti di San Giovanni d’Asso: “l’accoglienza deve essere fatta dove è possibile farla, altrimenti si creano disagi e disservizi per gli abitanti ma anche per gli ospiti. Questi ultimi, purtroppo, sono stati visti spesso – e ci sono foto a testimoniarlo, immagini già in mano della Procura – a rovistare nei raccoglitori della Croce Rossa per appropriarsi degli indumenti e inoltre, anche questo già segnalato all’autorità competente, ci sono persone estranee e non titolate all’interno della struttura che ospita gli immigrati”.
La conclusione, per tutti quei cittadini – tanti anche gli anziani che chiedono maggiore sicurezza – chiamati a tutelare un territorio avuto in eredità come un gioiello da parte di chi li ha preceduti, è che “Il diritto di asilo e le politiche di accoglienza non possono confondersi con l’approssimazione. Gli esser umani vanno trattati come tali, non si può pensare a facili guadagni”.
Katiuscia Vaselli