Siena all’orizzonte, campi, crete e cipressi. E, inserita in questo paesaggio suggestivo, su un’altura, eccola, quella che era la chiesa di San Giovanni Decollato a Collanza. Spesso citata insieme all’Arbiola fanno parte delle Masse di San Martino, quindi sono, nel Medioevo, nell’immediato circondario di Siena (le Masse costituiscono un perimetro suburbano di dieci chilometri intorno alla città).
Di San Giovanni a Collanza, vicinissima a Salteano, abbiamo testimonianze fin dal 1186 quando era officiata da tal Prete Guido. Proprietaria di poderi e terre nel circondario in epoca moderna sappiamo che possedeva ancora undici poderi e altrettante capanne (alcuni di quelli, ancora abbandonati, ci mostrano un’architettura importante, diversa dallo stile mezzadrile toscano). Tra l’altro sia a Collanza che all’Arbiola le proprietà non erano solo in mano ai contadini del luogo, ma erano anche di cittadini, di vari enti ecclesiastici e contadini di altri luoghi. Emanuele Repetti, nel suo “Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana” ci dice che la parrocchia di San Giovanni a Collanza nel 1815 aveva 144 abitanti. Dopo, pian piano, come succede alle campagne senesi dato che i cittadini si riversavano a Siena inizia un periodo di sempre maggiore abbandono tanto che dal 1906 la chiesa non ha più un parroco e viene ceduta a privati come abitazione. E così la vediamo anche oggi: un insediamento con una chiesa ad inizio della costruzione che, poi, finisce con un’altra struttura evidentemente religiosa con un campanile tridimensionale davvero notevole. Il puro stile romanico in queste parti, divise da evidenti abitazioni contadine private è ancora ampiamente leggibile. Come parrocchia venne ufficialmente dismessa nel 1986 e sconsacrata.
Oggi, la chiesa, fa parte del comune di Asciano ed è ancora in possesso a privati. Al suo interno, tuttavia, nell’epoca di maggior splendore doveva contenere opere di buon pregio come la “Decollazione di San Giovanni Battista”, attribuita a Giovanni Paolo Pisani, risalente al XVII secolo ed attualmente conservata nella chiesa di Presciano.
Maura Martellucci