Siamo nel 1655 e Fabio Chigi, diventato papa con il nome di Alessandro VII, accoglie una delegazione senese che va a rendergli omaggio. Rientrata a Siena porta con sé preziosi doni che il pontefice invia alla sua città, a suo ricordo e come protezione. Tra queste c’è un prezioso e bellissimo reliquiario con il velo di Maria e il manto di San Giuseppe destinato alla Collegiata di Provenzano.
Il reliquiario è forgiato in modo particolarissimo: Su una base piramidale in argento, sopra una sfera di cristallo, è collocato un Serafino che sorregge con le braccia divaricate due teche di cristallo che contenevano le Sacre reliquie. L’oggetto straordinario, come straordinario è il suo contenuto, vengono ritenuti talmente importanti che Francesco Nasini, nel 1658, li immortala nell’affresco ‘Alessandro VII dona le reliquie agli ambasciatori senesi’ che si può ancora ammirare in Palazzo Pubblico nella Sala della Bilanceria della Biccherna. Nell’inventario del 1685 (come anche in quello stilato nel 1711) che elenca i beni della Collegiata di Provenzano tra le reliquie si annovera “una piramide d’argento, ai piedi l’arme di Alessandro Settimo, e sopra un angioletto d’argento con due cristalli. In una parte del velo di Maria sempre Vergine. Nell’altra del pallio di S. Giuseppe, donati da detto pontefice alla città e dalla medesima depositate in questa chiesa”. In effetti, la Balìa, appena ricevuti i doni pontificali deliberò di destinarle alla Collegiata affinché le conservasse e le esponesse nei momenti di difficoltà all’adorazione dei senesi.
Oggi, benché le due preziose reliquie siano ancora conservate in Santa Maria in Provenzano nella loro fiala originale, è andato perduto il prezioso reliquiario in argento che le sorreggeva. Che San Giuseppe protegga i nostri babbi, spesso lontani da tanto con questo Covid (io ogni tanto vedo il mio ma sono un anno ed un mese che non lo bacio e abbraccio), e chiunque sia padre nella vita. Poi se “ci butta un occhio” anche Maria certo male non fa. Auguri a tutti i babbi e a tutti i Giuseppe.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
Roberto Cresti