Centocinquanta nuovi medici da lunedì si aggiungeranno al personale già in forza ai pronti soccorso della Toscana, che nel 2018 hanno contato oltre un milione e mezzo di accessi. In 133 sono a lavoro fin da lunedì, gli altri prenderanno servizio nelle prossime settimane. Ma la la graduatoria è ancora più lunga: 170 sono gli idonei. Medici generici, al massimo trentacinquenni, che per due anni si formeranno e lavoreranno nei reparti di emergenza. E’ la risposta toscana ad un problema che interessa tutta Italia e che ha a che fare con la carenza di programmazione dei governi nazionali delle ultime legislature. Una di più misure e azioni carattere straordinario che la Regione ha deciso di mettere in atto per dare ossigeno a settori in grave sofferenza di organico, a partire appunto dai reparti di emergenza.
“Dal Governo Monti in poi qualcuno ha deciso di tagliare le borse di studio per gli specializzandi, come si volesse dismettere il servizio pubblico o appaltarlo ai privati” spiega il presidente della Toscana Enrico Rossi ai giornalisti, convocati dopo l’incontro stamani con alcuni dei giovani medici che prenderanno servizio.
“Il taglio – prosegue – è stato confermato dai successivi governi e tuttora si vive una fase di grande incertezza. Si è smesso di programmare le borse di studio in base alle esigenze, che la Toscana ha pur puntualmente continuato a comunicare ogni anno. Anche le affermazioni della attuali ministra ci sembrano generiche, improntate a buona volontà, ma non in grado di aggredire fino in fondo il tema e risolverlo. “. C’è chi ha proposto di tamponare l’emergenza utilizzando medici in forza all’esercito, chi assumendo medici dalla Romania oppure richiamando in servizio chi era già in pensione. “In Toscana – spiega l’assessore alla salute, Stefania Saccardi – abbiamo deciso di investire sui giovani”. “Di fronte al fallimento dei governi nazionali sulla programmazione – chiosa Rossi – abbiamo fatto con loro un patto. Li mettiamo a lavorare per quello che sanno già fare. Così questi giovani ci aiuteranno a salvare il servizio sanitario pubblico e evitarne la privatizzazione. Giovani medici di una generazione desiderosa e abituata a lavorare e formarsi sul campo”. Come Luciana, 35 anni, che vuole lavorare nei Pronto Soccorso, perché è lì che c’è il primo impatto con un paziente in cerca di aiuto. Oppure come Filippo, 26 anni, toscano che ha studiato in Umbria ed ha deciso di tornare a lavorare nella sua regione.
Non è da oggi che medici non specializzati lavorano nei reparti di emergenza, al 118 o in attività di guardia in strutture private. Accade da tempo e in tutta Italia, spiegano i responsabili dei Pronto soccorso. Accade anche per gli specializzandi. Quella toscana è però la prima esperienza organica che prevede un periodo di formazione ‘on the job’ lungo due anni. “Siamo partiti dai reparti di emergenza perché quelli più sotto pressione e l’abbiamo voluto fare subito e velocemente, a ridosso di uno dei momenti di maggior accesso che è l’estate, soprattutto nelle località turistiche – spiega l’assessore Saccardi – L’impegno successivo sarà quello di parlare con il Ministero affinchè questa esperienza sia valorizzata e tenuta di conto nell’accesso ai concorsi di specializzazione”.
Dei primi 133 medici che sono a lavoro fin dallo scorso luned, 38 sono stati assegnati alla Asl Sud est. Per loro sono previsti due mesi di formazione seguiti da un tutor, poi l’assunzione (per 22 mesi) e l’assegnazione alle singole strutture distribuite sul territorio, comprese le aziende universitarie ospedaliere. Qualche esempio? Da Prato a Borgo San Lorenzo, da Pescia a Pistoia, Empoli, Careggi, Torregalli o Santa Maria Nuova, da Grosseto ad Arezzo, Montevarchi, Poggibonsi o Nottola. Ma l’elenco è molto più lungo. La spesa, 25 mila euro l’anno per medico (3 milioni e 750 mila in un anno), sarà interamente sostenuta con risorse regionali.
Ma quella dei medici dei Pronto soccorso non è l’unica misura che la Toscana ha deciso di mettere in atto. “Continueremo a coprire, con nostre risorse, le borse di studio necessarie ma che il Ministero non garantisce – sottolinea Rossi – Già l’anno scorso l’abbiamo fatto per cento borsisti”. L’elenco per il 2019 è stato inviato al Ministero entro il 3 luglio, ovvero metà della prossima settimana. “Chiederemo però – avverte l’assessore Saccardi – che chi ne usufruirà sia vincolato a lavorare poi all’interno del sistema sanitario toscano per almeno cinque anni”. Così si punta a tappare le falle aperte dalla recente riforma delle pensioni, che ha accelerato l’uscita di alcuni professionisti, e da un’errata programmazione nell’accesso alle scuole di specializzazione e e nelle necessità. Mancano i medici dei reparti di emergenza, ma anche ginecologi e anestesisti, ad esempio.
La Toscana è pronta anche a partire con un concorso aperto agli specializzandi del quarto e quinto anno, in modo da accorciare i tempi amministrativi per l’assunzione al momento del completamento del ciclo di formazione. Ma in questo caso si tratterebbe di medici già presenti in corsia e che, quindi, non porteranno nell’immediato ad un aumento degli organici.