“L’assemblea è stata una occasione importante di confronto con i colleghi in un momento complesso e delicato per la dirigenza medica e sanitaria”. A renderlo noto sono stati i sindacati Anaao Assomed, Cimo, Fassid e Uil – Fp in una nota diffusa in giornata. “Di fondo la dirigenza medica e sanitaria ospedaliera esprimere un livello di stanchezza e disillusione che viene aggravata dalle dinamiche nazionali e regionali e dalle sconfortanti scelte politiche sul SSN; tutto questo rischia di intaccare quella motivazione alla professione che da sempre ha caratterizzato la categoria” si legge ancora.
“Ci troviamo quotidianamente ad osservare l’impegno profuso dai colleghi – proseguono – che devono fare fronte a carenza di personale, eccesso di burocratizzazione, inefficienza dei percorsi intra e interaziendali con carichi di lavoro crescenti. La carenza di personale, dettata da una norma ormai obsoleta che pone tetti di spesa vecchi di 20 anni è, inoltre, aggravata dalle uscite dei colleghi per pensionamenti, oggi più che mai, e dalla fuga dei giovani verso altre realtà più attrattive, remunerative e maggiormente come altre aziende, il privato, o l’estero.
Nell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, di fatto, la dirigenza medica ospedaliera numericamente prevalente e di fatto principale motore dell’assistenza ha visto da sempre una ridotta opportunità di carriera per un meccanismo di accesso agli incarichi gestionali che prevede un percorso diverso tra ospedalieri ed universitari e che negli anni ha premiato nettamente i secondi. Questo automatismo come più volte denunciato dalle OO.SS. della dirigenza ospedaliera, ha assunto nel tempo aspetti discriminatori che non sono più ammissibili.
Chiediamo all’azienda di proseguire nella attività di superamento di tali meccanismi, mantenendo un atteggiamento equo che guardi alle
capacità del professionista. Alla politica regionale chiediamo un protocollo che tuteli la classe medica ospedaliera in tal senso. È necessario mettere al centro delle decisioni di una azienda il merito e non l’appartenenza ad una categoria, e per questo plaudiremo alle iniziative in tal senso”.
“Il clima interno che è stato recentemente oggetto di confronto tra le OOSS e l’Azienda merita una attenta riflessione. Oggi ne abbiamo parlato con i colleghi, prendendo atto dell’iniziativa aziendale di un piano di benessere organizzativo che contiene proposte diversificate e interessanti; abbiamo apprezzato l’apertura al dialogo e ai suggerimenti. Presenteremo alla direzione le proposte accolte in sede di assemblea ma soprattutto chiederemo all’azienda un controllo degli esiti delle procedure e segnali tangibili nella risoluzione delle criticità. Vengano risolti, ove necessario, le problematiche conflittuali facendo emergere anche la voce di chi è gerarchicamente inferiore, senza timori referenziali garantendone la tutela del professionista – scrivono i sindacati -. Chiediamo all’azienda di incrementare i progetti di produttività aggiuntiva per supplire alle carenze di personale nel rispetto delle necessità organizzative anche con la messa punto di progetti obiettivo. Spesso, infatti, carenze di organico o lacune organizzative vengono risolte con surplus orari al di fuori della norma contrattuale che si basano sulla disponibilità di una categoria ampiamente vocata all’abnegazione. Necessario, inoltre, attuare un meccanismo perequativo dei fondi delle aziende a livello regionale. E’ assurdo pensare che un ospedale di secondo livello che garantisce prestazioni di alta complessità abbia dei fondi in proporzione meno capienti delle ASL. In parole povere non vi è una equità remunerativa tra un medico che lavora alle Scotte ed un suo collega nella ASL dello stesso territorio e tutto questo è ancora meno comprensibile se si pensa alla complessità, clinica e gestionale cui deve far fronte spesso un professionista alle Scotte”.
“Chiediamo, inoltre, un maggiore dialogo tra dipendenti, superiori gerarchici e vertici aziendali – conclude il comunicato – e accogliamo e sosteniamo le iniziative in tal senso. Ascoltare i professionisti è un momento di scambio necessario per i progetti futuri dell’azienda e per garantire all’utenza qualità dell’assistenza e dare segnali di riconoscimento ai dipendenti è il migliore investimento che si possa fare in questo momento storico difficile per il SSN. In alternativa i ricchi finanziamenti che vediamo per strutture e tecnologie saranno sprecati. Generare stimoli, contribuire alla formazione del personale e garantire ambienti, strumenti e rapporti di lavoro ottimali ai dipendenti getta le basi per garantire ai cittadini un SSN all’altezza dei loro bisogni assistenziali”.
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