“Si moltiplicano gli episodi di violenza sia fisica che verbale nei confronti degli infermieri, ma l’Azienda continua a non prendere una posizione netta. E spesso gli operatori non denunciano perché non si sentono appoggiati dal proprio datore di lavoro: è ora che l’Asl Toscana sud est si mobiliti per garantire la sicurezza dei propri dipendenti”. Questa la denuncia di Claudio Cullurà, Valentina Galesi e Danilo Malatesta, rispettivamente segretari del sindacato autonomo Nursind (Sindacato infermieri) per le province di Arezzo, Grosseto e Siena.
A far scattare il j’accuse del Nursind dell’area della Toscana sud est l’ennesima aggressione ai danni di una infermiera, colpita al volto da un paziente nel pronto soccorso di Grosseto pochi giorni fa: 22 giorni di prognosi e due punti per un pugno. “Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla collega – dichiara Cullurà, Galesi e Malatesta – ma non possiamo esimerci dal sottolineare che si tratta di uno dei tanti episodi di violenza registrato dal sindacato negli ultimi giorni tra Arezzo, Siena e Grosseto”.
“Lanciamo ancora una volta l’appello all’Azienda sanitaria perché si faccia carico della sicurezza dei propri dipendenti. Il clima è esasperato: l’assenza di provvedimenti e di una presa di posizione chiara si traduce nel fatto che chiunque si sente in diritto di offendere, denigrare, minacciare. Anche sui social network questi episodi sono aumentati in maniera incontrollata. Basta poco per scatenare una guerra virtuale nei confronti di una singola persona, ma l’Azienda non si muove mai in casi come questo”.
“Come sindacato – proseguono i segretari territoriali Nursind – siamo vicini ai lavoratori, ma è il datore di lavoro che deve farsi carico della sicurezza, anche psicologica, dei propri dipendenti. In caso di aggressione fisica vorremmo che l’Azienda si costituisse parte civile: chi è colpito in prima persona difficilmente denuncia, un po’ perché ha paura, un po’ proprio perché si sente solo, abbandonato dall’Azienda”.
“Ci dicono che c’è una commissione al lavoro su questo tema: da chi è composta? A che conclusioni è arrivata? L’Asl è in grado di proteggere i propri dipendenti? Chiediamo una postazione di polizia h24 nei presidi ospedalieri più grandi e un servizio di vigilanza attiva in quelli medio piccoli, come deterrente”, insiste il Nursind.
“Un operatore aggredito – concludono Cullurà, Galesi e Malatesta – è un operatore traumatizzato, un danno per l’intero sistema, oltre che per la singola persona. Auspichiamo quanto prima un confronto con l’Azienda su queste tematiche: basta pacche sulle spalle, vogliamo soluzioni”.
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