Aumenti tra 30 e 58 euro al mese a fronte di un’inflazione che supera il 16%: per FP Cgil e Uil Fpl Siena il nuovo contratto nazionale della sanità pubblica è “insostenibile e inaccettabile”. È questo il punto da cui parte la dura presa di posizione dei due sindacati, che nelle ultime settimane hanno concluso una vasta campagna di assemblee nelle strutture sanitarie della provincia. Nove incontri, da Abbadia San Salvatore a Poggibonsi passando per Siena, Le Scotte, Nottola e Montalcino, che hanno registrato la partecipazione di centinaia di lavoratrici e lavoratori.
Secondo i sindacati, il contratt0 firmato a fine ottobre non garantisce alcun recupero del potere d’acquisto e anzi rischia di acuire ulteriormente la crisi del sistema sanitario nazionale. Gli aumenti previsti, spiegano, inferiori al 6%, non reggerebbero il confronto con l’aumento dei prezzi e si tradurrebbero in poche decine di euro nelle buste paga di infermieri, ostetriche, tecnici, operatori socio-sanitari e personale amministrativo. Una cifra considerata dalle sigle del tutto insufficiente per un comparto che, pur uscito dall’emergenza pandemica, continua a sostenere carichi di lavoro molto elevati e a far fronte a una carenza di personale sempre più evidente anche nella provincia di Siena.
Nella nota diffusa oggi, FP Cgil e Uil Fpl parlano senza mezzi termini di un contratto che “non valorizza il personale, non sostiene la qualità dei servizi e non interviene su organici ormai ridotti all’osso”. Il sistema sanitario locale — sostengono — rischia di reggersi esclusivamente sulla buona volontà dei lavoratori, costretti a sopperire con turni massacranti alla mancanza di investimenti e a un sottofinanziamento cronico che continua a colpire il Servizio sanitario nazionale e, di riflesso, anche i servizi dei territori senesi.
Il passaggio più duro riguarda tuttavia le altre organizzazioni sindacali firmatarie del contratto, accusate da Cgil e Uil di aver chiesto alle aziende l’esclusione dalle trattative delle sigle critiche sul contratto nazionale e perfino di voler negare ai loro rappresentanti le prerogative sindacali. Una posizione definita “sorprendente e preoccupante”, che secondo le due confederazioni rischia di mettere in discussione il pluralismo e la dialettica sindacale nei luoghi di lavoro.
Nonostante ciò, FP Cgil e Uil Fpl assicurano di non avere alcuna intenzione di arretrare. Rivendicano il diritto di rappresentare il disagio crescente di operatori che, ogni giorno, garantiscono ai cittadini del territorio servizi essenziali pur in condizioni difficili e spesso inadeguate. “Difendere i salari, la dignità professionale e la qualità della sanità pubblica — scrivono — è una battaglia che intendiamo portare avanti fino in fondo”