“Il Palio deve essere il segno concreto della battaglia della vita contro il male, contro le miserie della vita, del combattimento della vita quotidiana” ed ancora “Occorre ridare spessore ai valori umani, essere cristiani significa combattere l’individualismo egoista che ci perseguita e concepire la nostra vita come un dono per gli altri. Gesù non ha mai promesso rose e fiori a chi lo seguiva, ha sempre detto che invece la vita è gioia e dolore. Cito il Vangelo: “Vi mando come pecore in mezzo Ai lupi. Siate prudenti come serpenti e candidi come colombe”
Ha usato una metafora e ha ricordato Matteo 10,16 l’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice durante la sua omelia in occasione delle celebrazioni di Sant’Ansano.
Un’omelia forte, espressa di fronte ad un Duomo gremito di persone, come in epoca pre-covid, quella dell’arcivescovo che prende spunto dalla forza del Martire per combattere chi ci vuole divisi e chi tenta di seminare odio e distorsione della realtà. Un’omelia che si è aperta con il ricordo di Lello Ginanneschi “lo salutiamo e pregheremo per lui anche sabato, nella collegiata di Provenzano. Morire il giorno di Sant’Ansano è una cosa particolare e non casuale, ci uniamo al cordoglio di contradaioli e autorità cittadine. Sono vicino al dolore dei familiari”, ha affermato.
Accanto a lui era presente l’Arcivescovo emerito di Siena Gaetano Bonicelli, “nonostante l’età – ha osservato il Cardinale- vuole condividere con noi questi eventi”. Da qui Lojudice è poi passato parlare dell’esempio del Santo Patrono che, battezzando i senesi, “ha compiuto una delle opere più preziose per la città. Ansano – aggiunge- ci unisce come popolo cristiano e di generazione in generazione”.
Sant’Ansano, ha aggiunto, “ricorda il martirio di centinaia di santi che costellano la storia della Chiesa. Chiediamo dunque che ci faccia vivere come lui, anche noi come i martiri possiamo vedere Gesù alla destra di Dio” e “guardare al cielo di gloria, alla resurrezione che ha spezzato la catena che ci opprimeva dal male e dalla morte”.
“Dobbiamo porci delle domande – ha continuato -Cosa vogliamo per Siena? Come rendere Siena più solidale, unita e combattiva? Cosa può fare ognuno di noi?”.
Dopo l’Arcivescovo ha preso parola il sindaco di Siena Luigi de Mossi: “Non avrei dovuto voler prendere la parola, non qui e non in questo momento. È doveroso ricordare un grande senese, Lello Ginanneschi, priore della Giraffa – ha detto-. Credo che ha ragione l’Arcivescovo a dire che noi senesi siamo a vetrata gotica, siamo aspri. Lello però non era così era una persona ragionevole, che amava la sua contrada, che era un appassionato mensanino, un giornalista. Senza offesa Eminenza noi non siamo pietre angolari, noi siamo tutti testate d’angolo. Ma Lello non era così, Lello era gioviale”.
Katiuscia Vaselli
Emanuele Giorgi
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