Sono arrivati a Siena, davanti al Duomo. E per arrivarci, hanno percorso la Francigena come pellegrini.
Trentaquattro economisti spagnoli diretti a Roma rendono oggi omaggio a Siena dopo un lungo viaggio italiano.
Tutto nasce a Madrid, nel 2009. Un gruppo di economisti spagnoli, laureati all’Università Autonoma di Madrid nel 1984, decide di festeggiare il 25esimo anniversario dalla fondazione e di riunirsi più spesso senza perdersi di vista. L’occasione più vicina sarebbe stata, nel 2010, una riunione per l’Anno Santo a Santiago de Compostela (sono anni santi compostelanos quelli in cui la festa di Santiago Giacomo, il 25 luglio cade di domenica), durante il quale si può ottenere il Giubileo o indulgenza plenaria dei peccati con una visita alla Cattedrale di Santiago de Compostela e seguendo alcuni semplici requisiti: visitare in questa cattedrale la tomba dell’Apostolo, pregare per le intenzioni del Romano Pontefice e confessarsi e ricevere la comunione eucaristica.
Ci sono poche città nella cristianità che hanno un carattere giubilare, ovvero in cui l’indulgenza plenaria può essere raggiunta, essendo la più importante, insieme a Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme. A Santiago, il giubileo è un privilegio che può essere raggiunto a partire dall’anno 1126, assegnato da Papa Callisto II, grande promotore del Cammino de Santiago.
Così, il 2010 fu l’anno della prima riunione che oltre all’indulgenza plenaria dette la possibilità di fare un cammino lungo il percorso di Santiago.
A partire dal decimo secolo furono migliaia i pellegrini provenienti dalle proprie città che si aggiravano su una vasta rete di strade che attraversavano l’Europa con destino Santiago di Compostela. Ed in questa maniera poter onorare i resti attribuiti all’Apostolo Santiago, resti trovati da un eremita intorno all’anno 813 in quelli che a quel tempo erano i confini occidentali del mondo conosciuto. “Anche se in vero il Cammino di Santiago inizia sulla porta di casa di ogni pellegrino, decidemmo di percorrere le quattro fasi finali del cosiddetto “Cammino Francese”, il più attivo dei quali attraversano la Spagna, che ha una maggiore peso storico, e ha le sue entrate principali in Spagna da Roncesvalles e l’Alto de Somport nella catena montuosa dei Pirenei. Ci aspettavano giorni in cui si sarebbe dovuto camminare tra i 25 ei 30 km giornalieri, una sfida che la grande maggioranza dei membri del gruppo non aveva mai affrontato” ci raccontano i protagonisti della storia.
“E in questa maniera, avremmo ripercorso i milioni di passi che altri pellegrini avevano fatto per secoli, ma avremmo anche imparato e goduto della cultura e dell’arte della cammino. Una volta in cammino, ci siamo goduti la natura, abbiamo scoperto cattedrali, chiese, ponti, le strade romane, tutte piene di grandi e piccole storie da scoprire. I pellegrini nel Medioevo hanno percorso queste strade verso Santiago a piedi, in condizioni molto difficili, e per questo motivo sono state costruiti lungo il percorso parecchi ospedali, che si occupavano di nutrire e prendersi cura dei pellegrini in quel lungo viaggio pieno di difficoltà. Oggi questi ospedali sono stati sostituiti da rifugi gestiti da volontari che servono i pellegrini durante il loro viaggio.
Con l’avanzare del cammino, a poco a poco tra i membri del gruppo nacquero una varietà di sentimenti e motivazioni, che per alcuni erano religiose, e per altri spirituali, culturali o sportive. Ma soprattutto questi giorni condivisi hanno rafforzato i legami tra i membri del gruppo, legami che in quei 25 anni di separazione si erano quasi estinti. L’esperienza di vivere insieme quei giorni lungo il Cammino ci ha unito. Molte cose ci sorpresero durante la nostra prima esperienza nel percorrere il Cammino: un clima di cameratismo permea non solo il gruppo, ma anche gli altri pellegrini sconosciuti con cui ci si imbatteva in ciascuna delle tappe. Il Cammino è anche una torre di Babele di persone delle più diverse nazionalità, in particolare dei Paesi d’Europa, dell’Asia e dell’America. Siamo rimasti sorpresi dalla nostra capacità di sofferenza, di affrontare dolori, fatica, vesciche, pioggia e fango. È stata una tale esperienza che, quella che in un primo momento era un’attività circoscritta solo per l’anno 2010, è diventata un’attività a cui il nostro gruppo ha destinato un paio di giorni ogni anno, ed è stato così da allora. Il Cammino è un riflesso della vita stessa. Ogni passo ci porta più vicino alla meta, ogni passo si somma per raggiungere il nostro obiettivo. Il Cammino è adesso e non quello che sarà. Il Cammino ci insegna che attraverso i molti piani che fai per il futuro, la vita continua il suo passaggio senza fermarsi e la decisione di spremerla al 100% è solo nostra”.
Di qui la scelta, quest’anno, di affrontare l’Italia e la via Francigena: i 34 membri del gruppo sono partiti percorrendo tre tappe a piedi, cominciando a camminare giovedì 12 ottobre da Gambassi Terme, attraversando luoghi significativi come San Gimignano e Monteriggioni. E il gruppo ha deciso che questi giorni di pellegrinaggio nel 2017 avevano una destino finale: la Cattedrale di Siena, alla quale siamo arrivati dopo questi tre giorni di pellegrinaggio a piedi nel pomeriggio di sabato 14 ottobre.
“Che cosa hanno in comune la Via Francigena ed il Camino de Santiago? Entrambi sono lunghi percorsi che durante il Medioevo furono utilizzati per raggiungere città sante per il Cristianesimo, come Roma e Santiago de Compostela. Sono, come si è detto in precedenza, con Gerusalemme, le città in cui ci si guadagna il Giubileo in maniera periodica ed entrambi sono vie che rimangono vive nel XXI secolo, ma anche se le motivazioni non sono solo religiose.
Questo cammino inverso di Santiago attraversa l’Italia, percorre tra le varie zone, la Toscana italiana, e più a nord Vercelli; cambia percorso per entrare in Francia attraverso il Monginevro e passando per città francesi come Arles, Montpellier e Toulouse, entra in Spagna attraverso l’Alto de Somport, nei Pirenei.
Volevamo, in questa nostra prima esperienza fuori della Spagna, percorrere questo percorso millenario, che alcuni pellegrini usavano per raggiungere Roma e altri Santiago de Compostela. Volevamo unire due paesi con tante cose in comune come l’Italia e la Spagna. E abbiamo deciso che non c’era una regione migliore d’Italia da percorrere a piedi della bellissima Toscana. Un augurio: che molti italiani, molti cittadini di Siena, siano incoraggiati a viaggiare in Spagna per percorrere qualche tratto del Cammino di Santiago. Conosceranno una parte importante della storia dell’Europa e della Spagna. Conosceranno anche la sua natura e la sua arte. Realizzando quel Cammino, saranno in grado di conoscere meglio se stessi e permetterà loro di conoscere meglio i loro amici spagnoli”.
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