Siena

Scavi archeologici di Pienza, un libro racconta trent’anni di scoperte sul Neolitico

È una storia dagli aspetti avventurosi, ricca anche di passione e di competenza, quella degli scavi archeologici di Pienza che hanno portato alla luce reperti del Neolitico, periodo della preistoria che si colloca tra il nono e l’ottavo millennio avanti Cristo, considerati tra i più importanti dell’Italia centrale.

La campagna di scavi nella Cava Barbieri, normalmente adibita all’estrazione di pietra arenaria, durò dal 1968 al 1990, grazie alla passione e alla competenza della dottoressa Gabriella Calvi Rezia e del compianto Alberto Dondoli, pientino, maestro elementare, che ne fu il principale collaboratore.

Questa preziosa esperienza culturale e scientifica è stata raccolta in un libro, esplicitamente intitolato “Gabriella Calvi Rezia. Pienza, Cava Barbieri (scavi 1968-1990). Gli insediamenti del Neolitico e dell’Età del Bronzo”, a cura della Prof.ssa Lucia Sarti, docente all’Università di Siena, che sarà presentato a Pienza, sabato 22 marzo, alle 16, nella sala convegni “Rino Massai”.

Come spiega Umberto Bindi, membro del gruppo Archeologico di Pienza, “si parlava da molti anni di un libro che raccogliesse il racconto e i risultati di quelle ricerche; dopo la morte del maestro Dondoli ho sentito quasi il dovere di dare impulso al completamento dell’opera, in onore del concittadino che tanto aveva dato all’archeologia pientina”. E infatti Bindi, insieme al sindaco di Pienza, Manolo Garosi, è stato il motore e il coordinatore locale del lavoro che ha portato alla pubblicazione del volume, inserito nella collana del Museo della preistoria di Firenze e finora circolato solo tra gli addetti ai lavori.

Come ricordano in un proprio scritto il compianto Rino Massai e Fabio Pellegrini che, allora giovani, parteciparono agli scavi, “quando la Dott.ssa Rezia cominciò a portare avanti la ricerca sulla zona, fu considerata una persona strana che, per passatempo, amava cercare oggetti di nessun valore, i famosi “coccini”. I primi scavi organizzati – prosegue la testimonianza – iniziarono nel 1968, per i quali furono anche assunti alcuni studenti e operai. Di appoggio, erano presenti spesso il maestro Dondoli e il veterinario, dottor Lucio Pellegrini. Due le campagne di scavo annuali, una a giugno e una a settembre, talvolta finanziate dalla Sovrintendenza, talvolta dalla stessa Calvi Rezia”.

La ricercatrice fu anche direttrice degli scavi e si legò molto a Pienza, dove acquistò anche una casa, e partecipava volentieri alla vita cittadina, tanto che si ricorda una sua partecipazione alla rappresentazione della commedia “Criside”, di Enea Silvio Piccolomini, rappresentata in Piazza Pio II. Aver trovato chiare e ampie tracce di presenza umana, risalenti a 11mila anni fa, fa pensare quanto il fattore ambientale sia importante e quanto, dunque, nell’area di Pienza, si potesse vivere bene anche allora.

Da parte sua, il maestro Dondoli dette vita al Gruppo archeologico Pientino, di cui per decenni fu l’anima, organizzando iniziative sui beni archeologici valdorciani, toscani e italiani. La Soprintendenza archeologica della Toscana, riconoscendo la sua competenza e dedizione, lo nominò ispettore onorario.

Da ricordare che l’archeologia riveste un ruolo di rilievo nel programma della Valdichiana senese capitale toscana della cultura 2025, che comprende anche Pienza: una ripresa diffusa di interesse verso questa materia, a cui si iscrive anche la presentazione del libro sugli scavi della Calvi Rezia, può indubbiamente giovare all’intero territorio ed alle comunità che lo abitano.

marco crimi

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