Sciopero Cgil, da Firenze parla il cassiere licenziato: “La dignità non vale un test. Il mio caso riguarda milioni di lavoratori”

“Grazie alla Filcams e a tutta la Cgil di Siena è emerso il mio caso, che non riguarda solo me: riguarda oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori che operano nel commercio e non solo”.

Così in piazza a Firenze, Fabio Giomi, cassiere licenziato dal Pam di Porta Siena dopo il discusso test del carrello. Accanto a lui, sul palco della manifestazione per lo sciopero generale indetto dalla Cgil, c’era Maurizio Landini, segretario generale del sindacato.

Negli ultimi giorni la storia ha vissuto passaggi cruciali. In Prefettura, a Siena, si sono tenuti due incontri tra Filcams Cgil e Pam Panorama. Nel primo era sembrato aprirsi uno spiraglio: l’azienda aveva mostrato disponibilità a valutare il ritiro del licenziamento. Nel secondo, invece, tutto si è bloccato. Pam ha proposto il reintegro solo in cambio di una sanzione disciplinare di dieci giorni, una condizione considerata irricevibile dal sindacato.

Il risultato è stato un nulla di fatto. E ora la vertenza si sposterà inevitabilmente in tribunale, dove la prima udienza è fissata per il 29 dicembre.

A Firenze, Giomi ha parlato non solo per sé. Ha denunciato la trasformazione del lavoro in una spirale di controlli, stress e procedure “calate dall’alto”, che misurano il cronometro ma non la cura verso i clienti, non l’esperienza accumulata, non la qualità reale dell’attività svolta ogni giorno in cassa. “Il test carrello non misura il lavoro — ha detto — lo trasforma in una gara, aumenta la pressione, induce all’errore e toglie dignità”.

Poi ha ringraziato chi lo ha sostenuto. “Se il mio caso è emerso — ha ribadito — è perché qualcuno ha deciso di non farmi sentire solo. La dignità non si misura con un test”.