I ricercatori dell’Università di Siena e del Museo di Storia naturale dell’Accademia dei Fisiocritici, non hanno creduto ai loro occhi: nei loro setacci, durante un campionamento condotto nella serra tropicale del Museo delle Scienze di Trento, hanno trovato per la prima volta la Barkeriella museensis, una lumachina di due centimetri appartenente a una famiglia di molluschi terrestri, i Rathouisiidae poco diffusa e studiata, presente dall’Asia orientale fino all’Australia.
“La lumachina ha fatto capolino tra il terriccio e le piante – spiega una nota -. Grazie alla successiva analisi morfologica e molecolare condotta in collaborazione con l’Università di Poznań, in Polonia, è stato possibile determinare che quel piccolo invertebrato apparteneva ad una specie sconosciuta alla scienza”.
La nuova lumachina è stata quindi descritta in un articolo scientifico sulla rivista Zoological journal of the linnean society, prendendo il nome Barkeriella museensis, in onore del malacologo neozelandese Gary Barker, e del Muse di Trento, luogo della scoperta.
“Il suo areale di origine rimane ancora un mistero- viene ancora spiegato-, non essendo conosciuta in natura, ma potrebbe collocarsi in Asia orientale o in Australia visto che la famiglia a cui appartiene è diffusa in quelle aree. Ma incerta è anche la modalità con cui la lumachina è arrivata nel capoluogo trentino: probabilmente in seguito al trasporto di terriccio o di piante esotiche nella serra tropicale del museo”.
La scoperta è avvenuta nell’ambito di un progetto di ricerca, che fa parte del Pnrr, che Ateneo e Fisiocritici conducono con l’Università polacca e il National biodiversity future center. A fare da coordinatori sono Giuseppe Manganelli e Folco Giusti dell’ateneo senese
Il ritrovamento è stato definitivo come “eccezionale” da Andrea Benocci, conservatore del Museo di Storia naturale dell’ Accademia dei Fisiocritici. “Una delle particolarità è che l’apparato riproduttore di questa specie è dotato di tre diversi condotti (ciascuno dei quali si apre indipendentemente) preposti allo scambio dei gameti: una condizione finora mai osservata nei molluschi terrestri, che generalmente ne hanno due”, spiega.
“Il Muse diventa luogo di ricerca, a riprova di come non serva andare troppo lontano per scoprire nuova biodiversità: solitamente notizie di nuove specie ci arrivano da luoghi ad alta concentrazione di biodiversità come i Tropici o solo parzialmente esplorati come i fondali oceanici. In realtà, c’è biodiversità da scoprire tutto attorno a noi, anche nei luoghi che pensiamo di conoscere meglio, come una manciata di terriccio in una serra tropicale di un museo frequentata ogni anno da migliaia di persone”, dice invece Massimo Bernardi, responsabile Ricerca e collezioni del Muse
Per l’occasione, il museo ha realizzato anche un video dal titolo “Barkeriella museensis. Una lumaca al museo”, che illustra la scoperta. Il filmato racconta con un linguaggio chiaro e scanzonato l’importanza della ricerca scientifica condotta dai musei nel campo della biodiversità.