“I territori dei grandi vini della Valdorcia non accettano e non accetteranno mai infrastrutture che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e l’economia”. Lo affermano con chiarezza i produttori di Orcia Doc alla notizia che Sogin ha individuato al centro dell’area di produzione della loro denominazione uno dei 23 siti per lo smaltimento di scorie radioattive.
Il no del mondo del vino è fermo: “nessuna discarica, insediamento inquinante, edificazione ad alto impatto visivo può essere costruito in un’area che tutti, cittadini, istituzioni e imprese contribuiscono a salvaguardare con impegno e sacrificio”, si legge in una nota.
Tra i produttori a prendere parole è la presidente del Consorzio del Vino Orcia, Donatella Cinelli Colombini. “Sbalordisce e indigna l’idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove c’è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discarica – afferma-. Sbalordisce e indigna l’idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove c’è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discarica”.
Sull’argomento intanto ha superato le 10mila firma la petizione lanciata su Change.org da Tommaso Scali e rivolto al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “La Val d’Orcia e tutta la zona che la circonda è da sempre l’esempio di un’armoniosa integrazione tra Uomo e Natura ed è inaccettabile anche solo pensare di spezzare questo legame con dei rifiuti tossici”, si legge nel testo dell’appello online. “Il comune di Pienza è Patrimonio dell’UNESCO e quello di Trequanda è stato il primo comune toscano a essere riconosciuto paesaggio rurale storico. Infangare la nostra tradizione e la nostra terra con questi rifiuti è una cosa che noi cittadini non possiamo permettere”.